28.10.06

CI TENGONO GIA' AL GUINZAGLIO


La storia è piena di esempi di paranoici - Hitler è il caso classico - che si sono posti obiettivi impossibili, ma ci hanno creduto talmente da costringere il mondo ad affrontare un'ecatombe per farli fallire. Il guaio è che troppe persone in Occidente, e in Europa in particolare, fanno finta di non vedere e si voltano dall'altra parte. Per restituire il fotoreporter italiano Gabriele Torsello, i talebani hanno chiesto in cambio Abdul Rahman, un afghano convertito al cristianesimo. Non basta neppure questo per capire? Arriveremo magari al punto di ridarlo indietro per star tranquilli, magari borbottando che, insomma, pure lui, che idea ha mai avuto di fare la provocazione di convertirsi?
Tempo fa l'Ucoii, Unione delle comunità islamiche in Italia ("in Italia", non "italiane", si badi) è stata messa sotto accusa per aver paragonato Israele al nazismo. Invece di una unanime richiesta di ritrattazione secca, pena l'espulsione dalla Consulta islamica, è iniziata un'insensata trattativa su dichiarazioni da firmare. Così il motivo iniziale del contendere è stato totalmente dimenticato. Oggi è l'Ucoii a dettare l'agenda della discussione e ad avanzare richieste e pretese con incredibile arroganza. Di questo passo tra dieci anni non saremo tutti convertiti, ma certo la vita in Italia sarà diventata molto difficile. (tempi)

25.10.06

SE SI FA IL MALE IN NOME DEL BENE O SI ELIMINANO GLI INDIVIDUI PER AMORE DELL’UMANITA’


Molti sostengono l’idea che il nazismo sia stato un regime ben peggiore di quello comunista in quanto il primo professava una dottrina di odio e di rifiuto del concetto stesso di umanità, mentre il secondo una dottrina di liberazione e di amore per l’umanità. Dunque i crimini comunisti non sarebbero stati altro che “una perversione del comunismo, che era in sé un ideale di liberazione umana”. Ai sostenitori di questa idea si oppone una semplice considerazione: “Fare male in nome del bene non è meglio che fare male in nome del male. Distruggere la libertà in nome della libertà non è meglio che distruggerla in nome della necessità di sopprimerla”. Sia il comunismo che il nazismo hanno attirato la simpatia di larghe masse professando idee di felicità che si possono considerare false e quindi cattive. Idee di felicità, per di più, che per essere realizzate implicavano necessariamente l’annientamento di un gran numero di esseri umani. “Sia l’utopia della società senza classi che l’utopia della razza pura esigevano l’eliminazione degli individui che si ritenevano ostacolassero l’avvento di una società radicalmente migliore”.
Ma allora perché il nazismo suscita un astio che il comunismo non suscita? La risposta risiede in primis “nell’alleanza siglata nell’ultima guerra fra lo stalinismo e le democrazie occidentali, alleanza che ha costituito il fondamento dell’ordine internazionale scaturito dalla sconfitta tedesca del 1945”. Poiché la Russia sovietica e le democrazie occidentali hanno combattuto da alleate il comune nemico nazista quest’ultimo non può che essere peggiore di Stalin. Altrimenti come giustificare una simile alleanza? Dunque l’URSS in quanto ad antifascismo non ha nulla da invidiare alle democrazie occidentali. L’antifascismo del Cremlino, però, serve ad occultare la realtà dei campi di concentramento russi: cancella “la specificità del regime sovietico ponendolo nello stesso campo delle democrazie occidentali; permette di identificare il comunismo con la difesa della democrazia”.
Sia il regime comunista che quello nazista rientrano a buon diritto fra quelli che si possono definire regimi totalitari. In entrambi infatti si ritrova un’ideologia ufficiale che permeava l’intera vita sociale, un partito unico di massa, un efficientissimo apparato poliziesco, un controllo totale da parte dello stato dei mezzi d’informazione e di comunicazione, un monopolio dei mezzi di lotta e un’economia estremamente centralizzata. Comunismo e nazismo hanno tutti questi caratteri formali in comune. Ma non solo. La loro parentela è legata anche all’ispirazione e alle aspirazioni. “Questa ispirazione e queste aspirazioni non hanno tanto a che vedere con un’idea comune nel senso dottrinario del termine, quanto piuttosto con un atteggiamento mentale basato sulla fusione di una visione manichea e messianica, di natura religiosa, con un volontarismo estremo, legato a un’adesione senza riserve ai valori della modernità”. “Il totalitarismo è riduzione dell’uomo ad oggetto, atomizzazione, sradicamento e culto di un Progresso indefinito”. Il totalitarismo dunque non è altro che una religione secolare, portatrice di certezze assolute, che rende ogni idea differente un’idea falsa e mistificante. Da una parte c’è tutto il Bene, dall’altra tutto il Male. Se non si è fra gli amici, ci si colloca necessariamente fra i nemici. Questi ultimi devono essere annientati.

22.10.06

Gentile Bellini - Processione in Piazza San Marco 1496

20.10.06

IL LIBRO DELLA NATURA E' SCRITTO IN LINGUAGGIO MATEMATICO


Una caratteristica fondamentale delle scienze moderne e delle relative tecnologie è l’impiego sistematico degli strumenti della matematica per poter operare con la natura e mettere al nostro servizio le sue immense energie. La matematica come tale è una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali dell’universo – che è il presupposto di tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici, già espressamente formulato da Galileo Galilei con la celebre affermazione che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico – suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica infatti che l’universo stesso sia strutturato in maniera intelligente, in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa allora inevitabile chiedersi se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte dell’una e dell’altra. Così proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il Logos creatore. Viene capovolta la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità, a ricondurre ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su queste basi diventa anche di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme.
(dal discorso di Verona di Benedetto XVI)

18.10.06

COSA DIREBBE FRANCESCO DA BERNARDONE?



Va bene l'accoglienza, i rapporti di buon vicinato e un po' di quella che i cattolici adulti chiamano «apertura all'altro». E va bene persino guardarsi un po' con gli occhi di questo «altro per capire veramente chi siamo», come fanno i cattolici adultissimi. Poi, però, basta. Leggere sui giornali che i frati cappuccini del Sorriso Francescano di Genova si sono attivati per la costruzione di una moschea è davvero troppo. E conta poco se qualcuno dirà che i frati, offrendo terreno e la disponibilità a erigere lo scheletro della struttura, hanno risolto il problema sollevato dalla cittadinanza che quella moschea non la vuole vicino a casa.Il problema c'è, e non riguarda solo l'ordine pubblico, come molti paventano. Dal punto di vista cattolico c'è una questione ben più grave: è possibile, per un seguace di Gesù Cristo, dare a chicchessia gli strumenti per diffondere, tramite le sue credenze, la calunnia su Gesù Cristo, altrimenti definita bestemmia? Ci sarà chi risponde che bisogna aggiornarsi, che l'aria è cambiata grazie alla primavera del Vaticano II. Basta leggere certa stampa cattolica e sentire che cosa si risponde a chi chiede se sia opportuno mettere nelle scuole la stella di David e il Corano oltre al Crocifisso: «Forse lo stesso crocifisso, se potesse parlare, non avrebbe nulla da ridire trovandosi fra la stella di David e il Corano. Dopo tutto si tratta di tre religioni che si richiamano ad Abramo». A parte il fatto che «crocifisso» sarebbe meglio scriverlo con la «C» maiuscola, non ci sbilanceremmo a interpretare fino a quel punto il suo pensiero: Se potesse parlare», potrebbe riservare delle sorprese.
Ma il dramma di questa risposta sta nell'indicare la meta verso cui marciano i dialoganti a ogni costo. Alla Trinità formata da Padre, Figlio e Spirito Santo, viene sostituita quella delle cosiddette tre grandi religioni. Se questa è la situazione, non c'è tanto da stupirsi per l'iniziativa dei cappuccini di Genova. Come dimenticare certe «sbandate» dell'incontro interreligioso di Assisi del 1986? Quello, per intenderci, che orripilò l'attuale Benedetto XVI, quello dove vennero consumati sacrifici pagani sull'altare di Santa Chiara, quello dove la statua di Buddha sedeva sopra il Tabernacolo. Tutto, naturalmente, per rendere omaggio al San Francesco teologicamente corretto: invece del santo medievale saldo nella fede e nei principi, un ambasciatore dell'Onu antesignano del «fate l'amore, non fate la guerra» e della raccolta differenziata.
Giusto per rimettere le cose a posto, vale la pena di ricordare che cosa disse il vero San Francesco al sultano Malik al Kamil, il quale si appellava al Vangelo per delegittimare la conquista della Terra Santa: «Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o fosse per caso a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perché voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione di lui quanti più uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi». Chissà cosa direbbe Francesco da Bernardone se oggi potesse parlare. (Il giornale)

11.10.06

SULLA QUESTIONE DELLA LEGALITA'


Sulla questione della legalità, che per mesi ha tenuto banco nel dibattito politico della città di Bologna si è espresso in modo chiaro il cardinale Caffarra. «Se non è fondata in una reale comunione di vita e condivisione di destini, la legalità, assolutamente necessaria, viene inesorabilmente e quotidianamente sconfitta. Nel migliore dei casi assicura la pacifica coesistenza di egoismi opposti e serve solo a che ciascuno custodisca il suo particulare». «La nostra città, ogni città degna di questo nome è sempre stata ed è quotidianamente generata da due eventi spirituali: la coscienza che l'uomo ha di se stesso; il legame fra una generazione e l'altra istituito dall'atto educativo. Sono queste le due sorgenti della convivenza civile». In questo contesto «dobbiamo avere in primo luogo il coraggio intellettuale di mettere in discussione quelle false concezioni dell'uomo che ne degradano lo splendore riducendolo ad un casuale incidente del processo evolutivo; ritenendolo originariamente destinato alla solitudine e non alla comunione reciproca. Né possiamo più lasciare inevasa la domanda di verità e di senso che le giovani generazioni rivolgono agli adulti, come facciamo quando proponiamo loro un progetto di libertà che è insignificante vagabondaggio senza meta ultima».

Sandro Botticelli - La calunnia

8.10.06

LA CORRUZIONE MINA LE BASI DELLA SOCIETA'


La corruzione strumentalizza la persona umana utilizzandola con disprezzo per interessi egoistici. Impedisce il raggiungimento del bene comune perché vi contrappone criteri individualistici, di cinismo egoistico e di illeciti interessi di parte; contraddice la solidarietà, perché produce ingiustizia e povertà, e la sussidiarietà, perché non rispetta i diversi ruoli sociali e istituzionali, ma appunto li corrompe. Va anche contro l'opzione preferenziale per i poveri impedendo che le risorse a loro destinate arrivino correttamente. Essa si contrappone alla destinazione universale dei beni, perché anche quello della legalità è un bene dell'uomo e per l'uomo, destinato a tutti.
Per il superamento della corruzione è positivo il passaggio da società autoritarie a società democratiche, da società chiuse a società aperte, da società verticali a società orizzontali, da società centralistiche a società partecipate.
Ciò non è tuttavia senza pericoli, perché l'apertura può demolire la solidità delle convinzioni morali, la pluralità può impedire solidi legami sociali e minare il consenso etico dei cittadini, la perdita di confini interni ed esterni può facilitare l'esportazione della corruzione.
Se la famiglia non è messa in grado di svolgere il suo compito educativo, se le leggi contrarie all'autentico bene dell'uomo come quelle contro la vita diseducano i cittadini circa il bene, se la giustizia procede con eccessiva lentezza, se la moralità di base viene indebolita dalla trasgressione tollerata, se le condizioni di vita sono degradate, se la scuola non accoglie e non emancipa, non è possibile garantire quella ecologia umana sulla cui mancanza alligna poi anche il fenomeno della corruzione.
La Chiesa, presente oggi in tutte le pieghe della società, può svolgere un ruolo sempre più rilevante nella prevenzione della corruzione, contribuendo efficacemente all’educazione e alla formazione morale dei cittadini, specialmente con i principi orientativi fondamentali della sua dottrina sociale: dignità della persona umana, bene comune, solidarietà, sussidiarietà, opzione preferenziale per i poveri. (Dal documento su “La lotta contro la corruzione” pubblicato recentemente dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace)

6.10.06

SI NAVIGA A VISTA


Si ritiene comunemente che «siamo tutti sullo stesso piano e che lo spazio sociale, giuridico, valoriale sia uno spazio neutro dove chiunque può entrare liberamente, imporre le proprie leggi, i propri valori e la risultante di questo insieme ibrido, caotico dovrebbe essere una comune civiltà».
Nelle democrazie europee come il Regno Unito, la Francia, l'Olanda si è pensato che fosse sufficiente elargire la libertà perchè essa diventasse patrimonio collettivo, ma si è creato un contesto ghettizzante con identità distinte, e talvolta contrarie, a quella nazionale.
Bisogna assumere una posizione eticamente responsabile, che ci consenta di definire quale sia il nostro interesse, quale il bene e quale il male, quale la verità e quale il falso. Senza ciò non resta che una navigazione a vista, ed è quello che sta avvenendo oggi in Italia: non si ha chiaro quale sia la rotta né il traguardo.
«Su questa barca il capitano deve fare il conto con tanti altri rivali che vogliono primeggiare perchè più è incerto il futuro più la classe politica tende ad agire non da statista, ma da politicante con una visione miope di breve respiro perchè non si sa bene quanto potrà durare il governo, quanto potranno durare loro in seno al potere e quindi quello che conta è fare delle dichiarazioni eclatanti per raccogliere un titolo del giornale o del telegiornale, perchè da quel titolo potrà dipendere la raccolta dei voti necessari a perpetuare il loro potere».
In Italia si è perso il senso dello stato, dell'interesse nazionale, la cultura del bene della collettività, e diventa arduo riuscire a dare risposte adeguate alle grandi sfide della globalizzazione. Bisogna far tesoro degli errori commessi dagli altri Paesi europei e partire dalle nostre certezze, dai nostri valori, da quel sistema di valori che caratterizza il nostro essere italiani e che deve trovare conforto e radicamento nella tradizione cristiana dell'Italia.
(le citazioni tra virgolette sono tratte da Magdi Allam)

5.10.06

LIBERTA' RELIGIOSA


Come ogni anno, alla vigilia del ramadan, qualcuno al ministero dell'Interno saudita affila le armi: il Comitato per la promozione del bene e la prevenzione del male, meglio noto con il nome di "muttawa", la polizia religiosa. «I non musulmani residenti nel regno - si legge nel comunicato di giovedì scorso - sono tenuti a rispettare i sentimenti dei musulmani astenendosi dal mangiare, bere e fumare in pubblico, nelle strade e ai posti di lavoro». Il fatto di non essere musulmani, precisa il comunicato, non esonera nessuno dal rispettare il ramadan e chi violasse le indicazioni «sarà sottoposto a severe misure quali la cessazione del contratto di lavoro e l'estradizione dal regno» dato che «i contratti prescrivono il rispetto della sacralità dei riti islamici». Infatti, se è noto che in Arabia Saudita, che mantiene il primato nella classifica dei paesi che violano la libertà religiosa, è vietato celebrare riti non islamici, meno noto è l'obbligo per i non musulmani (ma anche per i musulmani) di osservare riti islamici. È così offensivo dei sentimenti del musulmano se un cristiano o un buddista consuma un pasto in sua presenza? (tempi)

4.10.06

I GULAG CINESI


All’inizio del terzo millennio esistono ancora campi di concentramento come i gulag sovietici e i lager nazisti. Si trovano in Cina e si chiamano laogai.
Dal 1992 un’organizzazione senza fini di lucro, la Laogai Research Foundation (LRF, http://www.laogai.org/), sta documentando i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi in questi campi di lavoro cinesi.
Direttore della Laogai Research Foundation è Harry Wu, che ha passato 19 anni nei laogai con l’accusa di aver criticato l’invasione dell’Ungheria da parte dei Sovietici. Tutti i suoi parenti e amici sono stati costretti a denunciarlo come “controrivoluzionario”. Sua madre si è rifiutata ed è morta suicida.
Secondo la LRF, il laogai è un sistema di campi di concentramento voluto da Mao Zedong con l’obiettivo di utilizzare i prigionieri come schiavi. Si calcola che dalla loro costituzione questi campi abbiano accolto non meno di cinquanta milioni di persone, e che non esista un Cinese che non conosca almeno una persona che vi è stata internata.
Si finisce nei laogai senza processo, ed è possibile uscirne da morti o una volta diventati “nuovi socialisti”. Si lavora per 18 ore al giorno e se non si raggiunge la quota di produzione non si riceve da mangiare.
La LFR, che ha ampliato il suo mandato nella denuncia di esecuzioni pubbliche per espiantare gli organi dai prigionieri giustiziati, persecuzioni per motivi religiosi e applicazione coatta della politica riproduttiva in Cina (la “legge sul figlio unico”), ha raccolto un’ ampia e solida documentazione per dimostrare che nei laogai viene commessa la maggior parte delle gravi violazioni dei diritti umani della Cina. Il 28 ottobre, Harry Wu parteciperà a Milano ad un convegno dal titolo “Ziyou” (“Libertà”, in cinese), organizzato dai Comitati per la Libertà. Ha presentato l’edizione italiana del suo libro “Laogai. I gulag di Mao Zedong”. (zenit)