4.10.09

LO SPIRITO DELL'UOMO È COMPRESO TRA DUE ALI


Lo spirito dell'uomo è compreso tra due ali che sono la fede e la ragione. Mancando un sola delle due non si può spiccare il volo alla ricerca della verità. Solo con l'utilizzo delle due ali contemporaneamente si può arrivare alla contemplazione della verità. Quindi l'una non esclude l'altra, ma al contrario la completa e la sostiene. La razionalità senza la fede non va da nessuna parte e così la fede senza razionalità. Se Dio ci ha dato entrambe le virtù non possiamo poi utilizzarne una sola per la ricerca della verità. La completezza sta nel fatto che l'una dà forza all'altra nei momenti di vuoto o di orgoglio.
La fede quindi non va accettata ma va pensata, esige di essere pensata.
Nessuna fede può essere accettata se prima non è pensata dall'intelletto, Dio si rivela all'intelligenza, spiega il suo amore. L'amore di Dio viene rilevato e quindi comunicato e l'uomo deve conoscere la rivelazione; il processo della conoscenza passa assolutamente dalla ragione, non vi è altra via. L'ascolto della parola in ogni caso non trova subito la logica accettazione ma spesso la razionalità ha la necessità di ricerca, e questa ricerca si fermerebbe subito se fosse solo analitica quindi affinché la razionalità continui a dare il suo riscontro c'è la necessità della fede di proseguire anche se in quel momento la ragione non da risposte.
La ragione quindi, per perseguire la ricerca e avere le sue risposte, ha spesso la necessità di invocare la fede.
L'uomo naturalmente ha una vocazione per la ricerca della verità ma spesso usa solo un'ala (o la fede o la ragione) e così trova grandi difficoltà perché da sole queste virtù sono incomplete.
La ragione dopo un po' diventa solo speculazione di se stessa e si richiude contorcendosi sulle proprie idee, la fede dopo un po' si inaridisce senza l'interesse della scoperta e della rivelazione che si rivela. L'eterna dialettica delle due cose da necessità alla vita dell'uomo nella sua essenza di essere creato.
L'insidia più grande è quella di non governare più la ragione in virtù di un non chiaro liberalismo religioso dove ognuno può pensare un dio a modo suo.
Due sono i mali del secolo: l'indifferenza e il crearsi una religione e un dio a proprio uso e consumo.
L'emotività spesso ci dà un'etica del momento che si discosta da una verità rilevata, spesso il bene degli uomini passa davanti al sacrificio di un uomo. Spesso si ha la necessità di credere perché lo vuole la nostra natura, lo vuole la nostra ragione, lo vuole la nostra fede, ma il vuoto degli ideali il nichilismo imperante e l'indifferenza più totale ci distolgono dalla cura che si dovrebbe avere della ragione e della fede.
Il nichilismo imperante, causa diretta e indiretta del benessere oltre ogni misura, si combatte solo con una fede in divenire, con una fede in crescita, una fede che va nutrita e curata.
La cura e il nutrimento della nostra fede viene solo dalla ragione. Le due virtù non sono in contrasto ma si completano, sono una il complemento dell'altra.