Homo indifferens
La fine della guerra fredda e del rischio della distruzione totale del pianeta, ha lasciato posto ad altri pericoli e a gravi minacce per l’umanità: il terrorismo su scala mondiale, i nuovi focolai di guerra, l’inquinamento del pianeta e la diminuzione delle risorse idriche, i cambiamenti climatici provocati dai comportamenti egoistici degli uomini, l’intervento tecnico sull’embrione, il riconoscimento legale dell’aborto e dell’eutanasia, la clonazione… Le speranze di un futuro migliore sono scomparse per molti uomini e donne, che si sono ripiegati, per disillusione, su un presente che appare loro spesso oscuro, nella paura di un futuro ancora più incerto.
La rapidità e la profondità dei cambiamenti culturali, intervenuti nel corso degli ultimi decenni, sono come lo sfondo di un grande sconvolgimento in molte culture del nostro tempo.
L’atteggiamento aggressivo verso la Chiesa, non del tutto scomparso, ha ceduto il posto, talvolta, alla derisione e al risentimento in certi media e, spesso, a un atteggiamento diffuso improntato a relativismo, ad ateismo pratico e a indifferenza religiosa. E’ la comparsa di quello che si può definire - dopo l’homo faber, l’homo sapiens, l’homo religiosus - homo indifferens, anche tra i credenti, in preda al secolarismo. La ricerca individuale ed egoistica del benessere e la pressione di una cultura senza radicamento spirituale oscurano il senso di ciò che è veramente bene per l’uomo, e riducono la sua aspirazione al trascendente, limitandola ad una vaga ricerca interessata allo spirituale, che si accontenta soltanto di una nuova religiosità senza riferimento ad un Dio personale, senza adesione ad un « corpus » dottrinale, e senza appartenenza ad una comunità di fede rinvigorita dalla celebrazione dei misteri rivelati. [www.vatican.va].
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