4.10.06

I GULAG CINESI


All’inizio del terzo millennio esistono ancora campi di concentramento come i gulag sovietici e i lager nazisti. Si trovano in Cina e si chiamano laogai.
Dal 1992 un’organizzazione senza fini di lucro, la Laogai Research Foundation (LRF, http://www.laogai.org/), sta documentando i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi in questi campi di lavoro cinesi.
Direttore della Laogai Research Foundation è Harry Wu, che ha passato 19 anni nei laogai con l’accusa di aver criticato l’invasione dell’Ungheria da parte dei Sovietici. Tutti i suoi parenti e amici sono stati costretti a denunciarlo come “controrivoluzionario”. Sua madre si è rifiutata ed è morta suicida.
Secondo la LRF, il laogai è un sistema di campi di concentramento voluto da Mao Zedong con l’obiettivo di utilizzare i prigionieri come schiavi. Si calcola che dalla loro costituzione questi campi abbiano accolto non meno di cinquanta milioni di persone, e che non esista un Cinese che non conosca almeno una persona che vi è stata internata.
Si finisce nei laogai senza processo, ed è possibile uscirne da morti o una volta diventati “nuovi socialisti”. Si lavora per 18 ore al giorno e se non si raggiunge la quota di produzione non si riceve da mangiare.
La LFR, che ha ampliato il suo mandato nella denuncia di esecuzioni pubbliche per espiantare gli organi dai prigionieri giustiziati, persecuzioni per motivi religiosi e applicazione coatta della politica riproduttiva in Cina (la “legge sul figlio unico”), ha raccolto un’ ampia e solida documentazione per dimostrare che nei laogai viene commessa la maggior parte delle gravi violazioni dei diritti umani della Cina. Il 28 ottobre, Harry Wu parteciperà a Milano ad un convegno dal titolo “Ziyou” (“Libertà”, in cinese), organizzato dai Comitati per la Libertà. Ha presentato l’edizione italiana del suo libro “Laogai. I gulag di Mao Zedong”. (zenit)