Albert Einstein affermava che la
realtà, per poter essere spiegata e affrontata, deve essere semplificata e non
resa illusoriamente più semplice. Sapere semplificare situazioni complesse è
qualità dei leader, spacciare come semplice qualcosa che invece è complicato è
difetto dei dilettanti. Oggi si intuisce che in tutto il mondo occidentale si
cerca di spiegare la crisi economica in modo apparentemente semplice, indicando
soluzioni facilmente attuabili a breve, senza però domandarsi se queste
presunte soluzioni non possano addirittura aggravare la crisi stessa.
Il debito pubblico contratto dai vari
Paesi non è stato prodotto in contesti assimilabili e non può pertanto essere
analizzato in modo omogeneo. In realtà, la sua dimensione, il suo costo, la
possibilità di rinnovo alla scadenza — variabili che tanto preoccupano i
mercati e i Governi — si possono ridurre e assorbire, in una fase di difficoltà
come quella attuale, solo con la crescita economica. Il prelievo fiscale in
tutte le sue forme, senza una vera strategia di crescita, che è peraltro in
contraddizione con il prelievo fiscale stesso, permette solo di accrescere
ulteriormente la spesa pubblica, inevitabile per permettere interventi
economici in assenza di sviluppo. La crescita, in un momento come quello
attuale, si ottiene solo con l’uso opportuno delle risorse disponibili, per
favorire le imprese che creano ricchezza e occupazione sostenibile, pagano le
tasse e permettono con queste di assorbire il debito.
Imposte patrimoniali, nuove tasse o
surrogati simili, durante una crisi prolungata, riducono o azzerano le risorse
per gli investimenti, scoraggiano la fiducia degli investitori, penalizzano il
costo del debito pubblico e le possibilità di rinnovo alla sua scadenza. In
questo contesto, imporre tasse sui patrimoni e sui redditi equivale a una
contro-sussidiarietà suicida dello Stato verso il cittadino. Chi detiene
patrimoni leciti, sui quali ha pagato imposte giuste, ha contribuito a creare
ricchezza e, proprio grazie a essi, continua a produrla con investimenti e
consumi.
Ulteriori prelievi fiscali non
sarebbero sinonimo di solidarietà, ma solo di una maggiore spesa pubblica e
forse di un debito più alto e di una povertà più diffusa. Imposte alte
penalizzano il risparmio, generano sfiducia nella capacità di stimolare la
ripresa, colpiscono le famiglie e impediscono la formazione di nuovi nuclei
familiari, creano incertezza e precarietà del lavoro. In breve, pongono i
presupposti per un’altra fase di sviluppo non sostenibile.
È questa la realtà da spiegare,
evitando, per dirla con Einstein, illusorie semplificazioni. Ogni azione
importante, per ottenere successo, deve essere chiara nel contesto, negli
obiettivi, nelle risorse necessarie e sulla loro organizzazione. Le autentiche
soluzioni globali della crisi devono quindi tenere conto di cosa l’ha
originata, della sua ampiezza, del tempo e dei mezzi necessari per risolverla.
È necessario cioè raggiungere un orizzonte più ampio. Come fece Noè, che
alzando lo sguardo riuscì ad andare oltre se stesso e a salvare l’umanità.
(Ettore Gotti Tedeschi)
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