FEDE E SCIENZA
Il
libro pubblicato da Einaudi col titolo La dimensione umana e le sfide della
scienza,nel quale si riproduce il dialogo
tra Edoardo Boncinelli, biologo molecolare, e Umberto Galimberti, filosofo, inizia
con la risposta alla domanda su quale sia stata la scoperta più importante del
Novecento. Boncinelli opta per l'automobile, Galimberti per la bomba atomica.
Già qui si intravede la mentalità aperta, ottimista, positivamente orientata
verso il fenomeno-vita di Boncinelli, e il pensiero oppressivo, cupo,
ostinatamente chiuso nella monotona ripetizione dell'assunto fondamentale da
parte di Galimberti, secondo cui la tecnica, da strumento nelle mani dell'uomo,
è diventata oggi l'onnipotente padrona che sottomette ogni cosa. Ma perché un credente
dovrebbe interessarsi a questo dialogo? Per l'importanza che la religione vi
gioca, un'importanza che sembra emergere al di là delle intenzioni dei due
interlocutori. In questo libretto, piccolo monumento del laicismo nostrano, le
affermazioni contro la religione in sé, il cattolicesimo e il Papa sono
abbondanti. Galimberti più di una volta esibisce un autentico disprezzo:
"Il Papa dice cose banali"; "la religione cattolica si occupa
solo di sesso"; "la Chiesa fonda se stessa sulla negazione dell'uso
della ragione", affermazioni che peraltro non sorprendono più di tanto in
chi sostiene che "il connotato originale dell'uomo è l'aggressività"
e "il nostro originario è la follia". Anche Boncinelli ci mette
talora del suo, come quando dice, con chiaro riferimento al cattolicesimo,
"la sacralità della vita, altro concetto che non significa nulla".
Ma, a parte il fatto già in sé molto significativo che un filosofo ateo e un
biologo molecolare dedichino tanto spazio alla religione - a dimostrazione di
come la religione rimane un interlocutore imprescindibile in ogni dibattito
sull'uomo e sulla sua vita - sono soprattutto alcune affermazioni di Boncinelli
a interessare positivamente il credente. Entrambi gli interlocutori guardano
alla religione come risposta al senso della vita. Ma mentre Galimberti vede
nella categoria del senso "una categoria fideista che non riguarda neppure
tutti gli uomini ma solamente noi occidentali", Boncinelli, scopritore dei
geni che controllano la moltiplicazione delle cellule nervose nella corteccia
cerebrale, dichiara che il nostro cervello "non può fare il proprio lavoro
se non trova un senso per ogni passo della propria elaborazione... Ha una necessità
biologica di trovare le cause e il senso". È per questo che "la
domanda numero uno di ogni essere umano è: che ci faccio, io, qui?",
interrogativo esistenziale di importanza decisiva dato che "il nostro
cervello non può funzionare se non si pone il più spesso possibile tale genere
di domande". Questa fondazione biologica del bisogno di senso è la base su
cui lo scienziato confuta la profezia del filosofo sulla fine della religione.
Dice Galimberti: "Passata la presente generazione e quella dei nostri
figli, entrambe cresciute antropologicamente nell'ipotesi che la vita abbia un
senso, non ci sarà più nessuno che chiederà un senso alla vita". Per
Boncinelli, al contrario, la religione è insostituibile perché il bisogno di
senso è costitutivo dell'uomo: "Per questo la religione non morirà".
E se ciò per assurdo dovesse avvenire "la condizione umana
peggiorerebbe", perché oltre a soddisfare la tendenza innata dell'uomo a
credere, la religione risponde all'esigenza di "medicare una ferita",
la ferita delle ingiustizie di cui il mondo è ricolmo. Ne viene che, se
"l'uomo in fondo è una verruca sul naso dell'universo" - come afferma
nella prima parte del dialogo lo stesso - si tratta di una verruca del tutto
particolare, necessitata dalla sua stessa struttura biologica a cercare il
senso ultimo di sé, oltre la dimensione del mondo sensibile. Già lo scriveva Wittgenstein nel Tractatus
logico-philosophicus del 1921: "Il senso del mondo deve essere fuori di
esso". Ma mentre a quel tempo la biologia era apertamente contraria a tale
prospettiva, ora essa stessa contribuisce alla sua fondazione.
quadro di Giuseppe Biasi
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