ORA SI CHIEDE DI SOPPRIMERE I NEONATI DISABILI
Il neonatologo Carlo Valerio Bellieni, Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena, intervistato da Zenit ha così commentato:
“Leggendo la notizia non mi sono stupito. Capisco l’orrore, ma non capisco lo stupore: chi ha studiato anatomia e biologia, chi è esperto di fisiologia umana sa bene che non esiste nessuna differenza sostanziale tra feto e neonato, a parte piccole modifiche nel circolo sanguigno, dunque non si capisce perché faccia orrore uccidere un neonato e non faccia orrore uccidere un feto. A meno che non si creda che l’ingresso di aria nei polmoni abbia un effetto “magico”, tale da trasformare il DNA o la coscienza dell’individuo! La foto del piccolo feto morto nella mamma uccisa, pubblicata qualche mese fa da un quotidiano italiano ha sconvolto non perché si faceva vedere un cadavere (purtroppo abbiamo visto anche recentemente in TV e nei giornali tanti bambini morti in guerre e nessuno si è inalberato), ma perché si faceva vedere la realtà: che un feto non è altro che un bambino che ancora non ha goduto dell’aria esterna. E questo ogni mamma sa che è vero, come lo sa chiunque per lavoro cura i piccolissimi feti precocemente usciti dall’utero materno, detti “bambini prematuri”, come lo sanno i chirurghi che operano i feti ancora in utero. Ripeto: il dramma è che ci si stupisce, mentre occorre iniziare un lavoro culturale fatto di ricerca e di divulgazione seria e non più solo di “reazioni” (alla ultima “trasgressione”, all’ultimo orrore). Il vero sforzo bioetico di oggi non è quello di affermare un vago senso di misericordia verso il prossimo (anche i programmi televisivi sono pieni di lacrime…), ma di essere “fan” dell’evidenza, della realtà, di affermare che un embrione è un embrione e non una cellula qualunque, che un feto di pochi etti prova dolore, che il DNA mostra che la vita di ognuno inizia dal concepimento; che è come dover dimostrare che un fiore è un fiore e non un bicchiere!”
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