1.11.06

IL DILEGGIO DEL SACRO NON E' UN DIRITTO DI LIBERTA'


Non è possibile dare vita ad alcuna “partnerships” fra diverse religioni, culture ed identità etniche, senza reciproca conoscenza. Per creare “partnerships” occorre dialogo, ma esso rappresenta solo il primo passo, e dovrebbe condurre all’identificazione di un “terreno” comune e solido, sul quale sia possibile costruire una “partnership” che duri nel tempo. Tale “terreno” comune dovrebbe essere impregnato di apprezzamento per il fenomeno religioso e per la cultura. Oggi, invece, troppo spesso le religioni sono manipolate o persino fraintese, come se fossero parte dei problemi, mentre sono e dovrebbero essere considerate parte della soluzione ai problemi esistenti fra culture e civiltà che sono diverse.
……….ispirarsi all’invito di Benedetto XVI di non considerare il dileggio del sacro quale diritto di libertà. Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sotto-culture è incapace d’inserirsi nel dialogo delle culture. (Lezione all’Università di Regensburg, 12 settembre 2006). Le culture profondamente religiose, infatti, vedono in questa esclusione del divino dall’ universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime.
Papa Benedetto XVI ha anche sottolineato che la religione non deve associarsi alla violenza, ma alla ragione. ……… riconoscere la particolare responsabilità, che grava sul sistema educativo e sui media, di evitare stereotipi, distorsioni, atteggiamenti di intolleranza e la non infrequente denigrazione della religione e della cultura. Fra l’altro, se i media, i dibattiti civili e politici e i sistemi educativi attribuiscono poco valore alla religione, nutrono pregiudizi nei suoi confronti oppure vi si riferiscono con linguaggi non del tutto rispettosi, allora la religione non può impegnarsi efficacemente contro gli stereotipi ed i pregiudizi, in quanto essa stessa ne è una delle prime vittime... L’odierno lavoro educativo che la Santa Sede richiede alla sue istituzioni si esplica in due direzioni:
a) Un’educazione adeguata e secondo coscienza, nei termini previsti dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo.
b) La formazione integrale della persona umana, nella quale non solo non vi sia posto per l’intolleranza, la discriminazione o per il pregiudizio razziale, ma che, partendo dalla dignità dell'uomo, riconosciuto come fatto ad immagine e somiglianza di Dio, contribuisca ad una società più giusta, solidale, fondata sull'amore.
La scuola cattolica è quindi uno strumento privilegiato perché gli alunni siano consapevoli che tutti gli uomini, di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona, hanno il diritto inalienabile ad una educazione che risponda al proprio fine, convenga alla propria indole, alla differenza di sesso, alla cultura ed alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli al fine di garantire la vera unità e la pace su tutta la terra ( Gravissimum Educationis, n. 1).
Di tale pedagogia abbiamo più che mai bisogno, specialmente guardando alle nuove generazioni. Tanti giovani, nelle zone del mondo segnate da conflitti, sono educati a sentimenti di odio e di vendetta, entro contesti ideologici in cui si coltivano i semi di antichi rancori e si preparano gli animi a future violenze. Occorre abbattere tali steccati e favorire l’incontro.
(dall'intervento pronunciato il 12 ottobre alla conferenza dell’OSCE da monsignor Ettore Balestrero, sul tema della tolleranza e della non discriminazione)