25.10.06

SE SI FA IL MALE IN NOME DEL BENE O SI ELIMINANO GLI INDIVIDUI PER AMORE DELL’UMANITA’


Molti sostengono l’idea che il nazismo sia stato un regime ben peggiore di quello comunista in quanto il primo professava una dottrina di odio e di rifiuto del concetto stesso di umanità, mentre il secondo una dottrina di liberazione e di amore per l’umanità. Dunque i crimini comunisti non sarebbero stati altro che “una perversione del comunismo, che era in sé un ideale di liberazione umana”. Ai sostenitori di questa idea si oppone una semplice considerazione: “Fare male in nome del bene non è meglio che fare male in nome del male. Distruggere la libertà in nome della libertà non è meglio che distruggerla in nome della necessità di sopprimerla”. Sia il comunismo che il nazismo hanno attirato la simpatia di larghe masse professando idee di felicità che si possono considerare false e quindi cattive. Idee di felicità, per di più, che per essere realizzate implicavano necessariamente l’annientamento di un gran numero di esseri umani. “Sia l’utopia della società senza classi che l’utopia della razza pura esigevano l’eliminazione degli individui che si ritenevano ostacolassero l’avvento di una società radicalmente migliore”.
Ma allora perché il nazismo suscita un astio che il comunismo non suscita? La risposta risiede in primis “nell’alleanza siglata nell’ultima guerra fra lo stalinismo e le democrazie occidentali, alleanza che ha costituito il fondamento dell’ordine internazionale scaturito dalla sconfitta tedesca del 1945”. Poiché la Russia sovietica e le democrazie occidentali hanno combattuto da alleate il comune nemico nazista quest’ultimo non può che essere peggiore di Stalin. Altrimenti come giustificare una simile alleanza? Dunque l’URSS in quanto ad antifascismo non ha nulla da invidiare alle democrazie occidentali. L’antifascismo del Cremlino, però, serve ad occultare la realtà dei campi di concentramento russi: cancella “la specificità del regime sovietico ponendolo nello stesso campo delle democrazie occidentali; permette di identificare il comunismo con la difesa della democrazia”.
Sia il regime comunista che quello nazista rientrano a buon diritto fra quelli che si possono definire regimi totalitari. In entrambi infatti si ritrova un’ideologia ufficiale che permeava l’intera vita sociale, un partito unico di massa, un efficientissimo apparato poliziesco, un controllo totale da parte dello stato dei mezzi d’informazione e di comunicazione, un monopolio dei mezzi di lotta e un’economia estremamente centralizzata. Comunismo e nazismo hanno tutti questi caratteri formali in comune. Ma non solo. La loro parentela è legata anche all’ispirazione e alle aspirazioni. “Questa ispirazione e queste aspirazioni non hanno tanto a che vedere con un’idea comune nel senso dottrinario del termine, quanto piuttosto con un atteggiamento mentale basato sulla fusione di una visione manichea e messianica, di natura religiosa, con un volontarismo estremo, legato a un’adesione senza riserve ai valori della modernità”. “Il totalitarismo è riduzione dell’uomo ad oggetto, atomizzazione, sradicamento e culto di un Progresso indefinito”. Il totalitarismo dunque non è altro che una religione secolare, portatrice di certezze assolute, che rende ogni idea differente un’idea falsa e mistificante. Da una parte c’è tutto il Bene, dall’altra tutto il Male. Se non si è fra gli amici, ci si colloca necessariamente fra i nemici. Questi ultimi devono essere annientati.