18.2.07

Quale il rischio?

Il rischio nel riconoscere giuridicamente forme alternative alla famiglia tradizionale è quello che si sta delineando nelle polemiche di questi giorni: cioè che nasca un gruppo tessuto da relazioni di genitorialità, di filialità e di fraternità, però non fondato sul matrimonio. L'"unione" è un termine che riguarda la relazione tra due persone, però se dall'unione di due persone di sesso diverso nasce una prole, allora quella non è più un'unione, ma è un gruppo. Questo gruppo non è fondato sul matrimonio, quindi nasce un organismo para-familiare, in qualche modo simmetrico, però diverso nel suo fondamento dal modello costituzionale. Da qui il problema di un'incompatibilità con la Costituzione che va risolta.Tutto andrà fatalmente a costituire una legislazione parallela a quella del diritto di famiglia, il quale diventerà, come lo stesso matrimonio, un istituto relativo.
Chi difende le coppie di fatto, eterosessuali od omosessuali, spesso afferma che riconoscere queste unioni non arreca alcun danno alla famiglia. Questa è una, non sappiamo quanto inconsapevole, menzogna. La famiglia eterosessuale, fondata sul matrimonio, diventa inesorabilmente un fenomeno relativo: uno dei diversi fenomeni sociali, una delle diverse forme di accoppiamento. Il passo verso la completa equiparazione dei diritti tra coppie di fatto e coppie sposate è brevissimo. Avrebbe fra l'altro qualche chance di essere resa obbligatoria dalla stessa Costituzione. Di doveri all'interno delle coppie di fatto, poi, si parla ben poco. Si vuole dare un riconoscimento pubblico ad uno stato del tutto temporaneo e immediatamente revocabile in forma privata. Insomma, le ipocrisie e le contraddizioni sono evidenti. C'è assoluto bisogno di rimettere i piedi a terra e le questioni al loro posto. Con tutta la necessaria chiarezza.