3.11.07

IL VIGORE DI UNA PREDICAZIONE CONTROCORRENTE


Citazioni dal libro di Giacomo Biffi, "Liber Pastoralis Bononiensis" - Edizioni Dehoniane
Indomito nel predicare «la certezza della fede» e insieme nello smascherare e contrastare «i cedimenti e i mimetismi» della Chiesa allo spirito del tempo.
Il volume è dedicato al terzultimo arcivescovo di Milano, cardinale Giovanni Colombo. Perché dopo Colombo, a Milano, è venuto Carlo Maria Martini, e dopo quest´ultimo è arrivato Dionigi Tettamanzi. Ma con entrambi Biffi ha sempre avuto poco da spartire, quanto a orientamento e stile. «Con lui (Colombo) è arrivata alla sua conclusione, dopo quasi novant´anni, l´epoca che nella Chiesa ambrosiana era iniziata nel 1891 con la venuta del beato cardinale Andrea Carlo Ferrari. Un´epoca tra le più luminose e feconde per il calore e la certezza della fede, per la concretezza della iniziative e delle opere, per la capacità di rispondere alle interpellanze dei tempi non con cedimenti e mimetismi ma attingendo al patrimonio inalienabile della verità... Sempre con l´ispirazione e lo slancio attinti alla grande tradizione di san Carlo Borromeo e al ricchissimo, sereno e rasserenante magistero di sant´Ambrogio».
Pagina 299. "Guai a me se non predicassi il Vangelo". E invece «ecco la dilagante retorica del dialogo» a diluire e cancellare questo comandamento, e l´idea secondo cui a musulmani ed ebrei non si debba annunciare Gesù Cristo, «per il timore d´essere accusati di proselitismo». La realtà è che «è in atto una violenta e sistematica aggressione al fatto cristiano, eppure la cristianità - almeno quella che parla e fa parlare di sé - non mostra di rendersene conto».
Pagina 436. «Come stanchi di testimoniare il Crocifisso, i discepoli di Gesù si riducono a parlare di pace, di solidarietà, di amore per gli animali, di difesa della natura, eccetera. Così il dialogo con i lontani si fa meno irto; e la nostra possibilità di essere accolti nei salotti mondani diventa facile e senza problemi. Come se Gesù non avesse mai dichiarato: "Io non sono venuto a portare pace, ma una spada"...».
Pagina 444. Chiedere perdono per gli errori ecclesiastici passati «può servire anche a renderci meno antipatici e a migliorare i nostri rapporti con i rappresentanti della cultura così detta laica, i quali si compiaceranno della nostra larghezza di spirito, anche se non ne ricaveranno di solito nessun incoraggiamento a superare la loro condizione di incredulità... Senza dire che, dei veri enormi delitti storici contro il genere umano - oggi avvolti da un misericordioso silenzio culturale - pare siano tutti d´accordo nel ritenere che non ci siano più i responsabili. Per esempio. a chi l´umanità manderà il conto per gli innumerevoli ghigliottinati francesi del 1793, uccisi senza colpe diverse da quella dell´appartenenza sociale? A chi l´umanità manderà il conto delle decine di milioni di contadini russi trucidati dai bolscevichi? Ma allora, per i peccati della storia, non sarebbe forse meglio che aspettiamo tutti il giudizio universale?».
Pagina 627. «Io penso che l´Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la "cultura del niente", della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l´atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa cultura del niente (sorretta dall´edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all´assalto ideologico dell´Islam che non mancherà: solo la riscoperta dell´avvenimento cristiano come unica salvezza per l´uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell´antica anima dell´Europa - potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto».
Pagina 676. «Il dialogo interreligioso dovrà sempre fare i conti con una certezza fondamentale e irrinunciabile; e cioè che l´evento salvifico - nei due fatti costitutivi dell´incarnazione del Verbo e della risurrezione di Gesù - non solo sta all´origine del cristianesimo, ma ne rappresenta in modo perenne e definitivo il senso e il cuore. Essendo dei fatti e non delle dottrine, essi non sono trattabili: o si accolgono o si rifiutano. Sono culturalmente laceranti: il credente non può, restando intellettualmente onesto, né attenuarli né metterli tra parentesi».