24.11.06

BENEDETTO XVI CONTRO I PROFETI DI SVENTURA

Lo scienziato deve “evitare previsioni inutilmente allarmanti quando esse non siano supportate da dati sufficienti o eccedano l’attuale capacità previsionale della scienza”. Il discorso del Papa è stato in realtà un inno alla scienza e alla sua fondamentale utilità per il genere umano e proprio per questo ha invitato gli scienziati a essere coscienti del loro limite e a liberarsi anche da lacci politici ed ideologici, che appaiono particolarmente numerosi in questo tempo. “L’attività di previsione, controllo e governo della natura, che oggi la scienza rende più praticabile che in passato, rientra essa stessa nel piano del Creatore”. “Tuttavia la scienza pur dando con generosità, dà solo quello che può dare” e le “sue conclusioni devono essere guidate dal rispetto della verità e dall’onesto riconoscimento dell’attendibilità e degli inevitabili limiti del metodo scientifico”.
Di fronte alle “minacce all’ambiente che coinvolgono interi popoli e all’urgente bisogno di scoprire fonti energetiche sicure, alternative e disponibili per tutti”, ha proseguito, “gli scienziati troveranno il sostegno della Chiesa nei loro sforzi di affrontare queste tematiche”, ma proprio per questo Benedetto XVI insiste che “la capacità della scienza di prevedere e controllare non deve mai essere impiegata contro la vita umana e la sua dignità, ma sempre posta al suo servizio”. E parlando ancora di previsioni del futuro, “la scienza non può presumere di fornire una rappresentazione completa, deterministica, del nostro futuro e dello sviluppo di ogni fenomeno che essa studia”. Anzi questa strada, che è poi quella dell’ambientalismo dominante, porta dritti verso il totalitarismo (“apre la porta allo sfruttamento dell’uomo”) perché non riconosce che l’uomo è più di ciò che le previsioni scientifiche possono dire: “mentre il cosmo fisico può avere il suo sviluppo spazio-temporale, solo l’umanità propriamente intesa ha una storia, la storia della sua libertà. La libertà, come la ragione, è una parte preziosa dell’immagine di Dio in noi, e non può mai essere ridotta ad analisi deterministica”.