NON C’È NESSUNA GARANZIA CHE LE CIVILTÀ DURINO PER SEMPRE
Il tema del libro è quello che Papa Giovanni Paolo II chiamava fin dal 1985, con espressione destinata a passare alla storia, il «suicidio demografico» del nostro continente. Un po’ dovunque nel mondo quello che stupisce i non europei è che in Europa questo tema drammatico non sia al centro del dibattito culturale e perfino delle campagne elettorali. Nessun Paese dell’Europa Occidentale ha un tasso di nascite per donna che corrisponda al livello minimo di mantenimento della popolazione (2,1 figli per donna) indicato dai demografi. L’Italia con un tasso di 1,2 si avvia a diventare il Paese del mondo con il minor numero di nati, e lo sarebbe già se dalle nascite registrate negli ospedali si escludessero i figli d’immigrati residenti ma non cittadini italiani. La Spagna e la Germania concorrono con l’Italia per questo triste primato. La Francia ha rialzato il suo livello a 1,7 ma i suoi dati sarebbero simili a quelli italiani se si escludessero i nati da donne – immigrate o cittadine francesi – di religione musulmana. Italia, Germania, Spagna e Paesi Bassi (anche qui, figli di cittadini di religione islamica esclusi) sono al di sotto del livello oltre il quale i demografi pensano che un rovesciamento del trend sia impossibile. Questo significa che Paesi come l’Italia, se la situazione non muta, dimezzeranno la popolazione nel corso di una generazione.
…… Non c’è nessuna garanzia che le civiltà durino per sempre. Il loro modo normale di morire è appunto demografico. Oltre all’aborto e all’infanticidio i romani della decadenza praticavano una forma primitiva di eutanasia (certo lontana da quella in camice bianco dei Paesi Bassi di oggi) che consisteva nell’abbandonare gli anziani malati senza curarli né nutrirli. I barbari arrivano quando queste pratiche hanno già fiaccato l’impero di Roma, dalle cui rovine sorge – come ricorda anche il sociologo statunitense Rodney Stark – la civiltà di quei cristiani che non praticano l’aborto e che curano i vecchi e i malati. Ma questa volta che cosa sorgerà dalle rovine dell’Europa?
….. Non c’è bisogno di citare quei fondamentalisti islamici per cui “ride bene chi ride ultimo” per rendersi conto che la civiltà europea rischia di fare la fine di quella romana. L’invasione musulmana fermata per via militare a Poitiers, a Lepanto e a Vienna riuscirà nel secolo XXI per via demografica. Nel giro di un paio di decenni, per esempio, «la maggioranza degli adolescenti nei Paesi Bassi sarà costituita da musulmani». Vent’anni dopo, si tratterà della maggioranza degli adulti in età lavorativa (o magari della popolazione in genere, se gli olandesi continueranno ogni due anni a estendere la legge sull’eutanasia includendo nuovi casi), pochi anni dopo degli elettori.
…… Un’Europa Occidentale a maggioranza musulmana costituirebbe, molto semplicemente, una civiltà diversa rispetto a quella europea che oggi conosciamo. Si può discutere se sarà bella o brutta: di certo, non sarà più la stessa. Come scrive Steyn: «È la demografia, stupido, l’unica questione importante. L’Europa alla fine del secolo sarà un continente dopo la bomba al neutrone. I grandi edifici ci saranno ancora, ma le persone che li hanno costruiti se ne saranno andate».
……. Lo stesso scrittore attribuisce il suicidio demografico alla «mancanza di fiducia nella propria civiltà». A me sembra che un’espressione più precisa sia quella di Papa Benedetto XVI: «mancanza di speranza». Dopo avere perso la virtù della fortezza, l’Europa ha perso anche la speranza nel futuro. Le civiltà che non sperano non fanno figli: ma sono appunto le civiltà destinate a scomparire. La scomparsa di Roma non fu la scomparsa della parte migliore della sua eredità: si trovò un San Benedetto per raccoglierla. Oggi, sembra che solo un altro uomo chiamato Benedetto si erga fra l’Europa e il suo suicidio annunciato da Steyn.
(tratto da “Il suicidio demografico” di Massimo Introvigne)
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