15.4.07

LA CHIESA DEVE DIFFONDERE LA PAROLA DI BENEDETTO XVI


C'è un limite oltre il quale le parole di Benedetto XVI non vanno. Esse raggiungono nella loro interezza solo coloro che le ascoltano di persona, o presenti fisicamente o grazie a una diretta televisiva. Il numero di queste persone è cospicuo, superiore a quello di tutti i precedenti pontificati. Il messaggio pasquale "urbi et orbi" e la Via Crucis del venerdì santo sono stati seguiti da grandi folle e ritrasmessi in più di quaranta paesi. Ma ancor più sterminato è il numero delle persone alle quali il messaggio del papa arriva mutilato, o non arriva del tutto.
Questo limite comunicativo Benedetto XVI lo ha sperimentato in misura ancora maggiore nelle altre celebrazioni della settimana santa. Ma tra i presenti a queste messe solo chi comprendeva l'italiano poteva ascoltare con frutto le omelie del papa. I media cattolici che ne hanno tradotto e rilanciato i testi in vari paesi hanno allargato l'area d'ascolto di poco, a un pubblico di nicchia.
Per un papa come Benedetto XVI che ha incentrato proprio sulla parola il suo ministero, questo è dunque un limite serio. Nella curia romana gli uffici che si occupano di comunicazione non hanno fatto sinora nulla di nuovo, per ovviarvi almeno in parte. Ad esempio, nessuno provvede a far arrivare tempestivamente, a tutti i vescovi e sacerdoti del mondo, collegati via internet, una newsletter con i testi del papa nella rispettiva lingua.
Le sole iniziative efficaci, in questo campo, sono di Benedetto XVI in persona. Col suo libro su Gesù che uscirà lunedì 16 aprile in più lingue egli raggiungerà in forma diretta e personale un numero altissimo di lettori in tutto il mondo. Qui e qui si possono leggere i testi integrali delle sue omelie.