26.11.07

NOI VIVIAMO OGGI IN UNA SOCIETA' DELLE SCIENZE


Ci troviamo di fronte ad un problema che mette in questione l’intera struttura della nostra vita, il problema cioè della crescita e del predominio di un sistema anonimo all’insegna della scienza e della tecnica. Quello che oggi chiamiamo scienza è – come noto – una creazione dell’età moderna che ha avuto inizio con Galileo Galilei. Fino ad allora le capacità inventive dell’uomo si erano limitate più che altro a riempire gli spazi lasciati vuoti dalla natura. Ecco ora, invece, aprirsi una nuova epoca, in cui l’ingegno umano impara a riprodurre artificialmente gli oggetti naturali e, addirittura, a costruire una nuova realtà. Il metodo scientifico diviene così la nuova forma atta a dominare la natura, che così viene ridotta a campo da dominare e non è più considerata come madre della vita. Un progresso, questo, straordinario, destinato però a produrre lentamente il predominio delle scienze nella vita umana. E infatti l’altra linea di pensiero, quella che cerca di argomentare razionalmente intorno agli eventi umani, intorno alla storia, non poteva reggere il confronto con le moderne scienze sperimentali, nonostante quei pensatori che, come Vico, rivalutavano il valore teoretico e pratico della retorica a fronte di un approccio conoscitivo basato sul metodo oggettivante.
Noi viviamo oggi in una società che potremmo definire in senso lato una società delle scienze; una società dove l’opinione pubblica e la politica dell’informazione sono guidate e manipolate sulla base dei risultati delle scienze. Sta qui, a mio parere, il vero pericolo di un possibile abuso della scienza. Tutti i risultati della scienza moderna sono caratterizzati dall’oggettività metodica come sinonimo di anonimità. Nella nostra epoca, nell’epoca del predominio delle scienze naturali e matematiche, la grande “vittoria” delle scienze moderne appare sempre più come un appiattirsi nel monologo, i cui caratteri distintivi sono la chiusura individualistica e la mancanza di ogni fede. Questo è un chiaro segno, peraltro, dell’indebolirsi e del venir meno dell’educazione all’interno della famiglia, dove l’autorità dei genitori viene oggi sostituita dall’autorità dei messaggi diffusi dai mass-media.
Già il grande sociologo Max Weber aveva definito la nostra epoca come l’epoca della burocratizzazione. Viene così alla luce una nuova problematica: da una parte cresce la domanda di regole e controlli, dall’altra, e per conseguenza, la possibilità di abusi di potere. Ogni sistema regolato richiede uno sforzo di adattamento alle regole; ma a sua volta ogni regolazione deve fare i conti con il continuo mutare delle situazioni reali, coi bisogni, le esigenze, le attese degli uomini. L’adattamento alle regole e l’autonomo giudizio personale sembrano difficili da conciliare. Si può anzi dire che la civiltà europea con tutti i suoi grandi successi stia sviluppando una fisionomia sempre più unilaterale, in cui i comportamenti degli uomini sono stilizzati da regole imposte da un’autorità anonima. Come risultato finale di questa diagnosi posso dire che il canone della scienza moderna è ormai rappresentato dal talento dell’adattamento.

Dall’ “Appello per l’Europa” di Hans-Georg Gadamer