16.1.08

LA PIU' GRANDE MALATTIA FILOSOFICA DEL NOSTRO TEMPO


«La più grande malattia filosofica del nostro tempo è costituita dal relativismo intellettuale e dal relativismo morale, il secondo dei quali trova, almeno in parte, nel primo il proprio fondamento. Per relativismo o, se si preferisce, scetticismo si intende, in sostanza, la teoria secondo la quale la scelta fra teorie concorrenti è arbitraria; ed è arbitraria perché non esiste alcunché che si possa considerare come verità obiettiva; ovvero, anche se esiste, non c'è alcuna teoria che si possa considerare come vera o comunque (anche se non vera) più vicina alla verità di un'altra; ovvero, se ci troviamo di fronte a due o più teorie, non abbiamo alcun modo o mezzo di decidere se una di esse è migliore dell'altra»: queste considerazioni si trovano nel secondo volume dell'opera "La società aperta e i suoi nemici", pubblicata da Karl Raimund Popper nel 1945, e fa indubbiamente una certa impressione che a definire il relativismo "la più grande malattia filosofica del nostro tempo" non sia Benedetto XVI, bensì un laicissimo filosofo passato alla storia non certo per la sua assidua partecipazione a tridui di preghiera e processioni.