9.1.10

S. MARIA IN ARACOELI







Costruita sopra il tempio di Giunone Moneta (cioè Ammonitrice) e sul luogo di un monastero di monaci greci [VII secolo] che successivamente passerà ai benedettini col nome di S.Maria in Capitolio, su questa altura era anche localizzata la zecca dell'antica Roma, per cui la nostra parola italiana "moneta" deriva proprio da questo tempio di Giunone.
Deve l'appellativo in Aracoeli, affermatosi agli inizi del 1300, all'apparizione della Vergine che qui ebbe l'Imperatore Ottaviano. La Sibilla Tiburtina, consultata dall'imperatore Ottaviano Augusto, annunciò che "dal cielo verrà un re di sembianze umane che regnerà per secoli e giudicherà il mondo". Successivamente l'imperatore, che si trovava nella sua camera, è testimone di un'apparizione: una vergine su un altare tiene in braccio un bambino e una voce annuncia che quello è l'altare del "Signore del Cielo". Ottaviano Augusto cade in ginocchio in adorazione (vedi dipinto).
Le comunità cristiane, nel Medioevo, vollero interpretare "a posteriori" questa visione come un annuncio dell'avvento del Messia.
Secondo la leggenda Augusto rimase molto impressionato dalla visione, per cui fece dedicare, proprio nei pressi della sua camera, un altare a quel "Signore del Cielo" prossimo venturo. Per cui la parola "Ara Coeli", cioè "Altare del Cielo", deriverebbe da quest'altare presso la camera dell'imperatore, altare posto come primo nucleo della chiesa, edificata qualche secolo dopo. Sulla terza colonna della fila di sinistra, in alto, leggiamo un'antica incisione: "A cubiculo Augustorum" (vedi foto). Si ritiene che questa colonna, che oggi sorregge la navata, esistesse da prima della chiesa, e originariamente sorreggesse l'appartamento dell'Imperatore.
Nel 1250 Innocenzo IV concesse la chiesa ai Frati Francescani Minori che la ricostruirono in forme romanico-gotiche nel 1285-87 fino alla consacrazione del 1291. I lavori vennero conclusi con la rapida scalinata di 122 gradini [Lorenzo di Simone Andreozzi] che fu inaugurata da Cola di Rienzo nel 1348. Il cardinale Oliviero Carafa vi condusse lavori nel 1467-72, Pio IV nel 1564 demolì l'abside affrescato da Pietro Cavallini, abolì la schola cantorum e spostò l'ingresso laterale. Il prospetto esterno attuale, in guscio a mattoni, risale al XIII e accoglie tre portali sopra i quali si aprono altrettante finestre. L'interno è distribuito su tre navate con arcate a tutto sesto divise da ventidue colonne antiche. Il soffitto ligneo a cassettoni con decorazioni in stucco di scuola berniniana, fu realizzato dal Sermoneta e da Cesare Trapassi con al centro la Vergine e il Bambino, in ringraziamento della vittoria nella Battaglia di Lepanto. Il pavimento cosmatesco venne realizzato sullo stile figurativo dei fratelli Cosmati, famiglia di marmorari particolarmente attiva nel XII secolo come testimoniato inoltre dai due pergami con mosaici di Lorenzo e Jacopo Cosma del 1200 collocati al transetto sinistro e destro.
(vedi qui e qui)