21.2.06

Forme diverse e convergenti di barbarie

Il mese di febbraio 2006 sarà ricordato come il momento in cui i fautori dello “scontro di civiltà” tra l’Occidente e l’Islam hanno tentato di alzare artificiosamente il livello della tensione, incuneandosi subdolamente nelle contraddizioni dell’Occidente stesso, e amplificando a distanza di parecchi mesi l’episodio delle ormai tristemente note “vignette danesi” su Maometto.
Una tempestiva Nota della Sala stampa vaticana ha fatto chiarezza sulla vicenda, precisando tre cose: in primo luogo che “il diritto alla libertà di pensiero e di espressione, sancito dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, non può implicare il diritto di offendere il sentimento religioso dei credenti. Tale principio vale ovviamente in riferimento a qualsiasi religione”.
In secondo luogo che “la convivenza umana esige un clima di mutuo rispetto, per favorire la pace tra gli uomini e le Nazioni... Talune forme di critica esasperata o di derisione degli altri denotano una mancanza di sensibilità umana e possono costituire in alcuni casi una inammissibile provocazione”.
Infine che “azioni violente di protesta sono parimenti deplorabili. Per reagire ad un’offesa, non si può infatti venir meno al vero spirito di ogni religione. L’intolleranza reale o verbale, da qualsiasi parte venga, come azione o come reazione, costituisce poi sempre una seria minaccia alla pace”.
“Scontro di civiltà” quindi? Ma se la civiltà è la custodia e la cura dell’Essere, qui siamo di fronte piuttosto a forme diverse ma omogenee e convergenti di barbarie: da un lato, per dirla con Ferrara, il “nichilismo della tolleranza indifferente”, lo “sciatto secolarismo” dei laicisti europei, portatore di una concezione della libertà come assenza e rifiuto dei legami e delle fedi. Dall’altro un fondamentalismo “che strumentalizza la fede e finisce per difendere un feticcio” (Y. Sergio Pallavicini). La Chiesa si trova in questo frangente storico tra le due barbarie, ideologicamente identificata dal fondamentalismo con l’Occidente secolarizzato, ma egualmente “straniera” ed inassimilabile rispetto al laicismo europeo. (cultura cattolica)