5.5.07

IL PERCORSO DI DESTRUTTURAZIONE INIZIÒ NEL ‘68


Nel '68 tutto ciò che rappresentava lo status quo in materia di costumi e di organizzazione sociale veniva rigettato, criticato quando non detestato, ed ebbe inizio un percorso di destrutturazione che, col passare degli anni, ha portato a ritenere le istituzioni che per duemila anni avevano costituito il nerbo portante del nostro vivere civile un ferro vecchio, una cianfrusaglia del passato, un orpello inutile, un ostacolo al progresso. Ora, nel 2007, ci si rende conto che aver messo nel cassetto la tradizione e le tradizioni è stato come smettere di abbeverarsi alla linfa vitale della nostra civiltà, e gli stessi princìpi che allora venivano visti come una pietra d'inciampo nel cammino verso la libertà individuale sono oggi nuovamente ricercati come una bussola per orientarsi in questo tempo difficile, apparentemente privo di riferimenti forti in grado di fondare a un tempo l'esistenza del singolo e la sua relazione con l'altro.
Si torna a comprendere, oggi, che quelli che un tempo, quarant'anni fa, venivano visti come vuoti simulacri, come forme sociali senza contenuto, come usanze da superare nel nome dell'affrancamento dell'individuo dalle costrizioni esterne, erano e sono in realtà parte stessa della natura umana, dell'essenza dell'essere uomini. Non perché lo dice la Chiesa, non perché lo dicono il Papa, i vescovi e le gerarchie vaticane. Ma perché sono elementi costitutivi della persona, del suo stare faticosamente al mondo, del suo andare alla ricerca - più o meno consapevolmente - della felicità, di qualche cosa che possa dare fondamento e senso all'esistere, che possa motivare le scelte piccole e quelle grandi, che possa collegarci alla saggezza del passato senza soffocare la speranza nel futuro. Che possa, in qualche modo, fare della carnalità e della contingenza storica di un amore la promessa di qualcosa che non si esaurisce, che dura per sempre. Perché così è fatto l'uomo, il cuore degli uomini assetato di verità, di bontà, di bellezza, di eternità.