I VALORI CHE RESISTONO IN UN’EPOCA EDONISTA
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Dopo l'euforia del 1968 è incominciata la crisi delle ideologie e del marxismo, ed i sociologi hanno incominciato a parlare di postmoderno per denunciare l'avvento della irrazionalità e della insicurezza. Bauman ha inventato una espressione ancora più pittoresca, «modernità liquida» per dire che, nella nostra società, tutte le formazioni sociali, lo Stato, il partito, l'impresa, la famiglia sono instabili, provvisorie, precarie. Che non sono più possibili progetti, impegni a lungo termine, che tutto è egoismo, insicurezza e paura. Non ho mai creduto a queste analisi. I contadini sono sempre vissuti in uno stato di spaventosa insicurezza e precarietà, spesso al limite della sopravvivenza fisica.
Durante tutto l'Ottocento e tutto il Novecento gli operai sono sempre stati minacciati dalla disoccupazione. In Urss, in India, in Cina ci sono state paurose carestie spontanee o provocate. Aggiungiamoci l'insicurezza e la paura dovute alle guerre mondiali e alle guerre civili. No, la nostra società non è più insicura e precaria di quelle del passato. Vi è anzi benessere diffuso, sicurezza sociale. La gente evita i lavori più faticosi lasciandoli agli extracomunitari e cerca di svolgere attività espressive, creative. Se non crea coppie stabili e non fa figli non è perché si sente in pericolo, ma perché vuol essere libera, e i figli richiedono di lavorare moltissimo, di sacrificarsi, di rinunciare al divertimento e, talvolta, anche alla carriera.
La nostra è un’epoca edonista, ma non è nemmeno vero che siano scomparse la lealtà, l'amicizia, la generosità e la capacità di mantenere la parola data. La gente cerca il piacere, ma continua ad amare, a lavorare e non è vero che abbia perso il senso del dovere. Semmai quelli che danno l'impressione di non averne a sufficienza sono i membri delle élite politiche ed economiche. Visti i privilegi di cui godono, vorremmo vederli più onesti, più disinteressati, più rigorosi, più efficienti. La responsabilità l'hanno sempre le élite. (18 giugno 2007- francesco alberoni)
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