19.1.08

CIASCUN UOMO HA IN SÉ IL POTENZIALE DI DIVENTARE BUONO E FELICE

«Il buddismo è incentrato sulle nozioni di pena e di sofferenza, di gioia e di felicità. Questi due poli sono intimamente legati. Alla base di tutto c’è il concetto di interdipendenza tra le cose. L’uomo, che aspira alla felicità, si deve preoccupare delle cause della sofferenza. È qui che interviene il concetto della non-violenza. La violenza causa la sofferenza dell’altro, e la conseguenza di questa sofferenza è il nostro dolore. Ecco perché noi dobbiamo sforzarci di non ferire gli altri».
«Ciascun uomo possiede le condizioni di una vita felice. Il fatto che riesca o meno a raggiungere questo ideale dipende dal suo atteggiamento interiore. Che sia credente o meno, poco importa. Anche Hitler aveva in se stesso il potere di diventare un uomo felice, capace di compassione. Intendo dire che ciascun uomo ha in sé il potenziale di diventare buono e felice. La riuscita dipende da numerosi, svariati fattori. Per noi buddisti, si tratta di sapere come gestire le nostre emozioni e le nostre forze negative. E oggi incontriamo le stesse, identiche difficoltà di duemilacinquecento anni fa. Ecco perché i testi antichi sono sempre attuali».
«Cambiare religione non è mai positivo. È un’azione che può generare grande confusione nello spirito. Sono rare le persone che traggono benefici da un cambiamento spirituale. Che d’altra parte non è affatto necessario: tutte le religioni portano in sé delle possibilità di guarire l’anima».
(parte di una intervista al Dalai Lama)