Dove nasce la cultura dell'odio e dell'intolleranza
In realtà bisognerebbe chiedersi che cosa c'è dietro a tanta violenza. Più volte è stato denunciato il disegno e la regia del Presidente iraniano Ahmadinejad, ma naturalmente non fa tutto capo a lui. In realtà egli rappresenta oggi la punta di un iceberg che spesso rimane coperto, ma che, se compreso, aiuta a capire le motivazioni di tali azioni ed a dimostrare la netta differenza tra il nostro mondo ed il loro.
Un esempio ci viene proprio da quanto avvenuto ieri. Di fronte ad un atto barbaro come l'attentato di Samarra, l'ayatollah Khamenei, massima espressione religiosa sciita in Iran, cioè il leader religioso di quel Paese, ha usato parole colme d'odio, gettando benzina sul fuoco: «Questi atti odiosi sono stati commissionati da un gruppo di sionisti e di occupanti mancati». Questa posizione è figlia di un'offensiva culturale che dura da molto tempo. …..Nei centri e nelle scuole islamiche, così come nelle moschee, sono state soffocate le tradizioni musulmane per essere sostituite da insegnamenti di odio ed inni alla jihad. Troppo spesso abbiamo ascoltato sermoni colmi d'ira, di clamorose bugie e di fantasiose teorie cospirative al solo scopo di accendere gli animi ed aizzare la folla. E' da qui, da queste scuole, da questi centri che nasce la cultura dell'odio, della violenza e dell'intolleranza. In questo senso il confronto con il mondo occidentale e con le religioni ebraica e cristiana diventa particolarmente indicativo.
Mentre gli imam e gli ayatollah nelle moschee mediorientali (spesso anche in quelle occidentali) fomentano la folla e la guidano in una spirale di violenza ingiustificabile ed inammissibile, trasformandosi in amplificatori della cultura d'odio imparata nelle scuole islamiche, il Papa ed i vescovi ci insegnano i valori della libertà e della tolleranza, che significano rispetto reciproco. Ma per rispettare gli altri dobbiamo innanzitutto rispettare noi stessi, e questo può avvenire soltanto se non abbiamo paura delle nostre radici e della nostra civiltà. Se mettiamo in discussione ogni volta i nostri valori, in nome di un nichilismo che non ci deve appartenere, non riusciremo mai a trovare quella serenità che è fondamentale per relazionarci con il prossimo.
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