20.1.08

CATTIVI MAESTRI


“Quando, di qui a cinquant’anni, uno storico giudicherà questo nostro periodo, non potrà non dire che siamo in una fase in cui la Chiesa di Roma tende continuamente e sempre di più a espandere i confini del proprio intervento, della propria libertà di parola e del proprio diritto di censura. Questa è la situazione: non certo quella opposta. Anche per questo sfondo storico la presenza di Benedetto XVI è stata intesa da molti come uno sviluppo e un’espressione altamente simbolica di questa costante espansione.”
Così ha scritto Alberto Asor Rosa – professore emerito della “Sapienza” di Roma sul Corriere del 19 gennaio.
Sullo stesso quotidiano, nella pagina successiva, Sergio Romano ha rilevato come la Chiesa cattolica sia rispettata ma disobbedita. Ha richiamato quanto scritto dalla Stampa il 4 novembre 2007, dove si ricordava che gli italiani che si dichiarano cattolici sono il 70% della popolazione, ma la percentuale di coloro che praticano la religione è molto più bassa: tra il 17 e il 20%.
“Temo – ha scritto Enzo Bianchi – che per molti europei il cristianesimo, cattolico o riformato, abbia smesso di essere una fede e sia diventato semplicemente la manifestazione della propria differenza. “Siamo cristiani”, in altre parole, è un modo per dire “Non siamo musulmani”.
Allora le considerazioni sono almeno tre:
1 – l’emerito professore dovrebbe riuscire a comprendere che al 70% della popolazione italiana interessa conoscere il pensiero di Benedetto XVI che, per il grande spessore intellettuale, l’immensa cultura e l’eccezionale capacità di insegnamento, rappresenta oggi un punto di riferimento insostituibile in mezzo a tanti falsi profeti e tantissimi cattivi maestri;
2 – se i praticanti costituiscono solo il 20% significa che la presenza della Chiesa non è così pervasiva e opprimente come si vorrebbe rappresentare e come era invece quella comunista cui apparteneva l’emerito professore;
3 – certamente l’emerito, e con lui gli altri 66 firmatari, preferirebbero che la Chiesa non avesse confini per il proprio intervento, nel senso che non dovrebbe avere alcuna libertà di parola e alcun diritto di censura. Dovrebbe semplicemente stare zitta e sparire.