20.9.08

IL DIALOGO NON E’ FINE A SE STESSO


L’integrazione del cristianesimo e il radicamento di esso nelle varie culture, si confronta, nei Paesi di missione con tre urgenze fondamentali: il dialogo con la modernità, il confronto con la globalizzazione, le sfide sempre nuove dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. «La Chiesa non fa il dialogo per il dialogo. Esso non può mai diventare “fine a se stesso”. Se così fosse finirebbe per prendere il posto dell’evangelizzazione e questa si ritroverebbe impoverita e svuotata del proprio contenuto». «In fondo il dialogo, che è la via della missione, è rispetto per gli altri, ma anche per se stessi», ha sottolineato il card. Sepe, non nascondendosi i pericoli di un sincretismo sempre in agguato: «Entrare in dialogo non significa mettere da parte le proprie convinzioni religiose. Anzi, la sua sincerità richiede che si entri in esso con l’integralità della propria fede». E con una testimonianza che è di esempio e speranza per tutti, come avviene ancora in tante parti della terra dove, ogni anno, «tra i 100 e 200.000 confessori della fede - vescovi e semplici sacerdoti, suore e laici, vengono discriminati, perseguitati, offesi. Fino ad essere, a volte, ridotti al silenzio e portati al martirio».