LA RADICE PSICOLOGICA DEL TOTALITARISMO
E' così che la fantasia popolare immagina i rivoluzionari, coloro che cambiano il mondo. In realtà le più grandi trasformazioni, le più importanti scoperte scientifiche sono state fatte da persone che non hanno perso tempo a criticare o condannare le idee degli altri, ma hanno costruito una loro teoria originale. Keplero non ha mai criticato o insultato i suoi colleghi convinti che le orbite dei pianeti fossero dei cerchi, ha rifatto i conti ed ha dimostrato che sono delle ellissi. Da allora la questione è stata risolta per sempre. Ma c'è un altro motivo per diffidare dei critici-critici e degli inquisitori. Coloro che si pongono delle mete concrete, dei compiti definiti, che fanno dei programmi precisi, quando riescono a realizzarli sono lieti, appagati. Finita una cosa passano ad un'altra e lasciano dietro di sé progresso e benessere. Invece gli inquisitori che vogliono purificare il mondo dal male non possono essere mai sazi perche il male del mondo è infinito e, per eliminarlo, dovrebbero avere il potere totale. L'inquisitore, il critico-critico, poiché non vuol raggiungere qualcosa di concreto e di limitato sembra non voglia nulla, ma in realtà vuole tutto. La sua negazione del male nasconde un’infinita volontà di potenza. E' questa la radice psicologica del totalitarismo. E quando vanno al potere essi infatti agiscono in modo totalitario.
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