12.5.10

L’ABBAZIA DI SANT'ANTIMO A MONTALCINO



La leggenda narra che Carlo Magno, attorno all’anno 800, di ritorno a Roma, accampò i suoi uomini, colpiti dalla peste, in prossimità dello Starcia. Nella notte all’Imperatore apparve in sogno un angelo che lo consigliò di raccogliere una particolare erba, disseccarla e poi farne un infuso con del vino facendola bere ai soldati. Così si fece e l’esercito guarì. Carlo Magno, il cui nome rimase legato a quello dell’erba detta "Carolina", in ringraziamento per il miracolo avrebbe fatto erigere l’Abbazia donando le ossa dei Santi martiri Antimo e Sebastiano.
L’Abbazia, sorta come ex voto imperiale, venne protetta e arricchita grazie ai privilegi concessi dai discendenti di Carlo Magno; all’abate di Sant'Antimo era attribuito infatti anche l’importante titolo di Conte Palatino. L’abbazia verso il Mille era già un potentato territoriale e i suoi possedimenti, sparsi fra Lucca e Orbetello, contavano nove monasteri, quarantasei chiese e diciassette fra castelli, mulini e poderi.
Nel 1118, grazie ad una sontuosa donazione del conte Bernardo degli Ardengheschi, i monaci ebbero modo di riedificare la loro chiesa in forma più grandiosa ed elegante.
La nuova costruzione sorse ispirandosi ai modelli francesi, con la navata centrale slanciata e luminosa, dotata di tribune, arricchita di sculture dei fantasiosi maestri francesi. Sul lato rivolto a mezzogiorno si estendeva il resto del vasto complesso, con il chiostro, la sala capitolare, lo scriptorium e gli altri ambienti per la vita monastica.
Quando nel 1200 le truppe senesi guidate da Filippo Malavolti attaccarono Montalcino, ebbero ragione anche degli armati inviati dall’abate di Sant’Antimo. Conseguenza della sconfitta, fu la cessione a Siena di buona parte dei possedimenti ed ebbe così inizio, inesorabile, il declino.
Asceso al soglio pontificio, nel 1462 il senese Pio II decide la soppressione dell’Abbazia che cade sempre più nell’abbandono sia materiale che spirituale.