19.4.09

BIG MAN ON CAMPUS


“The main reason a book like Orthodoxy is not taught on most campuses is quite simple: It’s too dangerous,” “It changes minds and changes lives.”
Like the author himself, Orthodoxy is many things: a case for Christianity via positive presentation of the Apostles’ Creed and a spiritual autobiography. It is one of his most-quoted books and embraced by Catholics and Protestants alike (Chesterton was not yet Catholic when he wrote it).
“It stands alone in 20th-century literature,” “There is not another book that can possibly be compared with it. Some, like the Argentine writer [Jorge Luis] Borges, consider it a work of art. Some, like Bishop [Fulton] Sheen, consider it a work of philosophy. It is both. It is neither.”
And, says Stratford Caldecott, director of Thomas More College’s Center for Faith and Culture in Oxford (ThomasMoreCollege.edu), the book is written with the common man in mind.
“In general, people are not philosophers — or not consciously so — and they don’t tend to read a huge amount,”. “Orthodoxy does not expect them to plough through long abstract arguments or tons of scholarship. In a sense, it leads you straight to the heart of things — it helps you see the ‘form’ of Christianity, almost at a glance.
“And, it is entertaining to read. In fact, it’s a riot.”
We are “timid prisoners” of a culture “de-Christianized and secularized.”
“I think instead of challenging these institutions some people have been rather conventional in accepting the list of writers approved by people who aren’t very friendly to Christianity” .
Study of Chesterton helps students discover or rediscover Christianity and to realize that “it is not something that an intellectual needs to be ashamed of. It chimes with common sense. It can be defended against anyone.
“They also need to learn from his sense of humor, his love of life, his gratitude for every waking breath. They can learn from his friendships — he remained friends even with his intellectual enemies. They can even learn from his technique, which was to turn something on its head, often, to get to know it better.”
“He’s a great religious teacher,”. “He’s got what the Bible calls the gift of wisdom. Chesterton was a sacramental writer who was always writing about God but seldom using religious language. Stealth evangelization.”
Sounds dangerous.

12.4.09

POSITIVISMO E MATERIALISMO


Entrambe queste ideologie hanno condotto a uno sfrenato entusiasmo per il progresso che, animato da spettacolari scoperte e successi tecnici, malgrado le disastrose esperienze del secolo scorso, determina la concezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, così, solo come uno sfondo buio, sul quale il presente e il futuro risplendono con ammiccanti promesse. A ciò è legata ancora l'utopia di un paradiso sulla terra, a dispetto del fatto che tale utopia si sia dimostrata fallace.
Tipico di questa mentalità è il disinteresse per la storia, che si traduce nell’emarginazione delle scienze storiche. Dove sono attive queste forze ideologiche, la ricerca storica e l’insegnamento della storia all'università e nelle scuole di ogni livello e grado vengono trascurati. Ciò produce una società che, dimentica del proprio passato e quindi sprovvista di criteri acquisiti attraverso l’esperienza, non è più in grado di progettare un’armonica convivenza e un comune impegno nella realizzazione di obiettivi futuri. Tale società si presenta particolarmente vulnerabile alla manipolazione ideologica.
Il pericolo cresce in misura sempre maggiore a causa dell’eccessiva enfasi data alla storia contemporanea, soprattutto quando le ricerche in questo settore sono condizionate da una metodologia ispirata al positivismo e alla sociologia. Vengono ignorati importanti ambiti della realtà storica, perfino intere epoche. Ad esempio, in molti piani di studio l’insegnamento della storia inizia solamente a partire dagli eventi della Rivoluzione Francese. Prodotto inevitabile di tale sviluppo è una società ignara del proprio passato e quindi priva di memoria storica. Non è chi non veda la gravità di una simile conseguenza: come la perdita della memoria provoca nell’individuo la perdita dell’identità, in modo analogo questo fenomeno si verifica per la società nel suo complesso.”

11.4.09

LA TIPICA INTOLLERANZA DEL LAICISMO


Blair sostiene che la Chiesa dovrebbe affrontare una stagione di riforma: «Le religioni organizzate vanno incontro allo stesso dilemma dei partiti politici quando si trovano di fronte a circostanze mutate. Vi è un’enorme differenza generazionale e probabilmente fra le gerarchie religiose vi è il timore che se cedono sul fronte dell’omosessualità chissà dove si potrebbe andare a finire». Se «l’atteggiamento da trincea» assunto dal Vaticano è comprensibile, da un punto di vista dottrinale non è comunque più giustificabile: il sentire comune e i comportamenti sono evoluti nel tempo, e il popolo dei credenti è molto più tollerante. I leader spirituali non possono fare finta di niente. Per loro è necessaria una «rivoluzione silenziosa del pensiero».

Risponde, sul Corriere della Sera, Monsignor Luigi Negri.
«E’ la tipica intolleranza del laicismo. Un' intolleranza pesante, forte, che dice: pensate ciò che volete, ma alla fine dovrete pensarla come noi. La Chiesa parla in base a ciò che è giusto e vero e buono. Deve partire dalla fede e cercare di illuminare grazie alla fede i problemi, i limiti e le difficoltà di una situazione concreta. Qui invece si prende la mentalità dominante, che spesso lo è in senso modernista e anticattolico, e la si fa diventare un valore. La posizione della Chiesa diventa un'opinione: se corrisponde alla mentalità corrente va bene, sennò è negativa». L' ex premier britannico si è convertito al cattolicesimo e dice che tra la gente, nelle parrocchie, la fede si basa piuttosto su «compassione e solidarietà». «Così si fa confusione, si parla di giudizio e misericordia come fossero strutturalmente contrapposti. Mentre invece la misericordia è la modalità cristiana con la quale si esprime la chiarezza di giudizio. Il mondo ha bisogno di verità». Ma nel caso dell' omosessualità e degli omosessuali? «Come diceva Giovanni XXIII: inesorabili verso l' errore, comprensivi verso l' errante. Non potremo mai dire che l' omosessualità è bene ma, attenzione, non potremo mai neppure dire che un omosessuale, per il fatto di esserlo, non può salvarsi. Una volta espresso il giudizio, si vive del massimo di misericordia possibile. Giudizio sulla questione generale, misericordia verso le persone». La posizione sull' omosessualità è un dogma? «No, però c' è una convinzione profonda della Chiesa, la concezione della morale cattolica ritiene che certi comportamenti siano gravemente scorretti dal punto di vista etico».
«Tira quest' aria, l' intolleranza che dicevo: pensala come me, e così vai bene. Una mentalità che vorrebbe insegnarci come dobbiamo essere cattolici».