31.3.08

LA DUALITÀ MASCHIO FEMMINA È SEMPRE INDEROGABILE


Umberto Veronesi non conosce riposo, non vuole permettere che fondamentalisti, assolutisti, dogmatici di ogni genere, come ama definirli, infettino il mondo con la loro ignorante superstizione. Per questo li combatte, producendo a ritmo continuo libri-interviste, in cui cambiano i partner e gli editori, ma rimangono i concetti fondamentali di sempre: difesa dell'aborto, della fecondazione artificiale, della manipolazione genetica e della clonazione. Una delle ultime fatiche di Veronesi, "La libertà della vita", è un dialogo con un altro pontefice del libero pensiero, Giulio Giorello. Due giganti a confronto, sui grandi temi della vita, della scienza, dell'amore.
Per iniziare, secondo una strategia propagandistica affinata, occorrono alcune boutade, come l'affermazione secondo cui la chiesa sarebbe sempre e comunque per il dolore, fino se possibile a contrastare le cure palliative e l'utilizzo di farmaci antidolorifici, o come la storiella dei medievali che in nome di Dio si opponevano all'invenzione degli occhiali peri miopi. Si crea così lo sfondo grottesco su cui innestare l'idea fondamentale: sappia il lettore che i due protagonisti del dialogo sono in lotta permanente contro entità spaventose, di una ignoranza e di una rozzezza senza pari.
Fatta la premessa, lo scienziato Veronesi può sbizzarrirsi a sostenere, anzitutto, che il compito affidato dall'evoluzione all'uomo (animale senz'anima) è solo quello di fare figli: "Dopo aver generato i doverosi figli e averli allevati, il suo compito è finito, occupa spazio destinato ad altri", per cui bisognerebbe che le persone a cinquanta o sessant'anni sparissero" (p. 39).
Si passa poi a Dio, che Veronesi liquida in poche righe, come una invenzione dell'uomo, di cui nella Russia comunista nessuno in fondo sentiva il bisogno. Del resto "anche gli elefanti pregano" (p. 47), e la fede degli uomini nasce di fronte ai temporali, ai lampi e ai tuoni, per paura... (evidentemente permane, purtroppo, anche nell'era del parafulmine, ma solo come residuo primordiale). Ciò non toglie, riprende Veronesi, che si debba dialogare anche con i credenti: pensierino ipocrita di cui ogni buon laicista ama fregiarsi, dopo varie manifestazioni di alterigia e disprezzo. Il culmine del grottesco, in un libro che è veramente piccino in tutti i sensi, viene raggiunto nell'ultimo capitoletto, dove si parla di clonazione, terapeutica e riproduttiva. "E perché non provare a immaginare per i tempi futuri piccoli gruppi che si riproducono e si, diffondono per clonazione?" (p. 83).
Veronesi conclude addirittura dicendo che la clonazione è in realtà il metodo migliore di riproduzione della specie umana perché "il desiderio sessuale cesserebbe così di essere uno dei maggiori elementi di competizione" e nessuno "sarebbe più ossessionato dalla ricerca del partner". Nascerebbe così una società "quasi felice", in cui ognuno vivrebbe "quell'ansia di bisessualità che è profondamente radicata in noi", e "avremmo davanti a noi il Paradiso terrestre". Finisce così, con questa splendida promessa l'ennesima filippica dello "scienziato" laico, che vuole per tutti, in nome della libertà e della scienza, figli in provetta, figli clonati, uomini ermafroditi, e una società senza l'amore tra uomini e donne. E poi dicono che la chiesa è sessuofobica...

30.3.08

PESSIMISMO RADICALE E TOTALITARIO


Le parole che più ricorrono, nel gergo di Veronesi, sono libertà, casualità, legge del più forte, e, soprattutto, male, dolore, sofferenza. Il vero scandalo, ai suoi occhi, è lo scandalo del male: "Il mondo è pieno di mostruosità, di orrori, di sbagli, dove tutti sono contro tutti". La cosa del resto è assai comprensibile, umanamente parlando: anche Cristo è stato scandalo; nella sua sofferenza ed umanità, per i suoi stessi apostoli.
Per stare un po' bene al mondo, però, come diceva Chesterton, "abbiamo bisogno, guardando ciò che ci circonda, di avere insieme la sensazione della sorpresa e la sensazione dell'accoglienza". Abbiamo bisogno cioè di scorgere quello che c'è, o che ci può essere, o che, si può costruire, e non solo quello che manca, come se fosse condannato a mancare per sempre. "La mia accettazione dell'universo - continuava il grande scrittore inglese - non è ottimismo; è piuttosto qualche cosa di simile al patriottismo. Si tratta di lealtà elementare [...]. La questione non è di sapere se il mondo è troppo triste per essere amato o troppo lieto per non essere; la questione è che quando sii ama una cosa, la sua letizia è una ragione per amarla e la sua tristezza una ragione per amarla di più".
Sono paradossi, è vero, ma nulla rispetto al paradosso per eccellenza, e cioè all'incredibile parentela che esiste, al mondo, tra amore e dolore! Questa parentela, che il cristianesimo ha colto, e che la vita mostra sin dal suo comparire, allorché mescola il dolore del parto con la gioia della nascita, a Veronesi sfugge totalmente: per questo, dopo aver accusato più volte il cattolicesimo di pessimismo, naufraga, paradossalmente, nel pessimismo più radicale e totalitario, che abbassa l'uomo a bestia, la vita a dolore, la natura a foresta di belve, la morte a cessazione di tutto, il tutto a nulla. Espropriato Dio della bellezza della creazione, e l'uomo della speranza teologale, Veronesi apre una sola finestra, quella dell'orgoglio luciferino, dell'uomo che si fa Dio di se stesso, e che ricrea, o distrugge, a suo piacere, la natura "mostruosa": l'uomo che "determina la lunghezza della vita in laboratorio"; l'uomo che urla la sua rabbia attuando un "dominio sul proprio Dna, o sul Dna di altri esseri viventi" ("L'ombra e la luce"). Dominio effimero e fasullo: triste illusione di chi ha l'animo sconvolto dalla ribellione, di chi invoca il peccato, la disobbedienza di Adamo come "il primo atto di coraggio osato dall'uomo".

29.3.08

SAGGEZZA E MALVAGITA'

La filosofia, nel senso della ricerca della vera saggezza, è secondo Boezio la vera medicina dell’anima (lib. I).
D’altra parte, l’uomo può sperimentare l’autentica felicità unicamente nella propria interiorità (lib. II).
Per questo, Boezio riesce a trovare un senso nel pensare alla propria tragedia personale alla luce di un testo sapienziale dell’Antico Testamento (Sap 7,30-8,1) che egli cita: "Contro la sapienza la malvagità non può prevalere. Essa si estende da un confine all’altro con forza e governa con bontà eccellente ogni cosa" (Lib. III, 12: PL 63, col. 780).
La cosiddetta prosperità dei malvagi, pertanto, si rivela menzognera (lib. IV), e si evidenzia la natura provvidenziale dell’adversa fortuna. Le difficoltà della vita non soltanto rivelano quanto quest’ultima sia effimera e di breve durata, ma si dimostrano perfino utili per individuare e mantenere gli autentici rapporti fra gli uomini. L’adversa fortuna permette infatti di discernere i falsi amici dai veri e fa capire che nulla è più prezioso per l’uomo di un’amicizia vera.
Accettare fatalisticamente una condizione di sofferenza è assolutamente pericoloso, aggiunge il credente Boezio, perché "elimina alla radice la possibilità stessa della preghiera e della speranza teologale che stanno alla base del rapporto dell’uomo con Dio" (Lib. V, 3: PL 63, col. 842). (Dall’udienza del 12 marzo

VERSO LA VERITA'


Filosofia e teologia devo­no rapportarsi tra loro «senza con­fusione e senza separazione». «Sen­za confusione» vuol dire che ognu­na delle due deve conservare la pro­pria identità. La filosofia deve rima­nere veramente una ricerca della ra­gione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha in­ventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai to­talmente esauribile mediante la ri­flessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insie­me al «senza confusione» vige an­che il «senza separazione»: la filoso­fia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dia­logo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e svilup­pa; ma non deve neppure chiuder­si davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino.
Varie co­se dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la sto­ria dell’umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò an­che un’istanza per la ragione pub­blica. Certo, molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all’interno della fe­de e quindi non può presentarsi co­me esigenza per coloro ai quali que­sta fede rimane inaccessibile. È ve­ro, però, al contempo che il mes­saggio della fede cristiana non è mai soltanto una « comprehensive reli­gious doctrine » nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ra­gione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe es­sere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza con­tro la pressione del potere e degli in­teressi. (qui)

26.3.08

AL DI SOPRA DI OGNI MALINTESO ECUMENISMO


Il gesto con cui il Papa ha reso cristiano Magdi Allam è importante perché riafferma il diritto di ognuno di noi a vivere la propria fede senza sottostare ad alcuna imposizione esterna. Lo stesso dialogo tra cristiani e islamici, e – più in generale – quello tra Occidente e Islam, non deve muovere da un’accettazione dell’intolleranza che è propria dei musulmani più radicali. Il miglior modo per rispettare il prossimo è sempre quello di non confinarlo nei suoi errori: quanti vivono in maniera fanatica la loro religione devono sapere che esistono persone e culture che considerano sacra la libertà individuale e sono pronti a difenderla in tutti i modi. Ha inteso pure ribadire come la missionarietà sia il senso più autentico del messaggio evangelico. Con quel gesto ha posto il dovere della Chiesa di annunciare Cristo al mondo al di sopra di ogni diplomazia e di ogni malinteso ecumenismo. Quella cristiana è una pretesa di verità che sfida il relativismo. Ad un tempo, il Papa proclama il diritto di ognuno a vivere la propria fede ma non accetta l’equiparazione tra le diverse confessioni. Ritiene legittimo che altre religioni si ritengano la vera fede e si propongano in tal modo al mondo, ma egualmente rivendica questo anche per i cristiani: senza voler trarre alcuna conseguenza giuridica e illiberale da tutto ciò.

18.3.08

CATECHESI


Benedetto XVI dedica da tempo le sue udienze del mercoledì ai Padri della Chiesa, dopo aver dedicato un precedente ciclo di udienze agli Apostoli e ad altri personaggi del Nuovo Testamento. Il papa farà seguire, dopo le settimane pasquali, catechesi dedicate ad altre grandi figure patristiche come Gregorio Magno e poi, man mano, a protagonisti della teologia medioevale d'occidente e d'oriente, come Anselmo, Bernardo, Tommaso d'Aquino, Bonaventura, Gregorio Palamas. Qui sotto sono riprodotte integralmente tutte le catechesi che Benedetto XVI ha pronunciato a partire dal 15 marzo 2006.

> San Clemente Romano > Sant'Ignazio d'Antiochia > San Giustino > Sant'Ireneo di Lione > Clemente Alessandrino > Origene Alessandrino. 1 > Origene Alessandrino. 2 > Tertulliano > San Cipriano > Eusebio di Cesarea > Sant'Atanasio di Alessandria > San Cirillo di Gerusalemme > San Basilio. 1 > San Basilio. 2 > San Gregorio di Nazianzo. 1 > San Gregorio di Nazianzo. 2 > San Gregorio di Nissa. 1 > San Gregorio di Nissa. 2 > San Giovanni Crisostomo. 1 > San Giovanni Crisostomo. 2 > San Cirillo di Alessandria > Sant'Ilario di Poitiers > Sant’Eusebio di Vercelli > Sant'Ambrogio > San Massimo di Torino > San Girolamo. 1 > San Girolamo. 2 > Afraate il Persiano > Sant'Efrem Siro > San Cromazio di Aquileia > San Paolino da Nola > Sant'Agostino. 1 > Sant'Agostino. 2 > Sant'Agostino. 3 > Sant'Agostino. 4 > Sant'Agostino. 5 > San Leone Magno > La volontà di Gesù sulla Chiesa e la scelta dei Dodici > Gli Apostoli, testimoni e inviati di Cristo > Il dono della "comunione" > Il servizio alla comunione > La comunione nel tempo: la Tradizione > La tradizione apostolica > La successione apostolica > Pietro, il pescatore > Pietro, l’apostolo > Pietro, la roccia > Andrea, il Protoclito > Giacomo, il Maggiore > Giacomo, il Minore > Giovanni, figlio di Zebedeo > Giovanni, il teologo > Giovanni, il veggente di Patmos > Matteo > Filippo > Tommaso > Bartolomeo > Simone il Cananeo e Giuda Taddeo > Giuda Iscariota e Mattia > Paolo di Tarso > Paolo - La centralità di Gesù Cristo > Paolo - Lo Spirito nei nostri cuori > Paolo - La vita nella Chiesa > Timoteo e Tito > Stefano il Protomartire > Barnaba, Silvano e Apollo > Aquila e Priscilla > Le donne a servizio del Vangelo