31.5.08

VERITÀ SIGNIFICA DI PIÙ CHE CONOSCENZA


L’ideologia secolaristica pone un cuneo tra verità e fede. Questa divisione ha portato alla tendenza di eguagliare verità e conoscenza e ad adottare una mentalità positivistica che, rigettando la metafisica, nega i fondamenti della fede e rigetta la necessità di una visione morale. Verità significa di più che conoscenza: conoscere la verità ci porta a scoprire il bene. La verità parla all’individuo nella sua interezza, invitandoci a rispondere con tutto il nostro essere. Questa visione ottimistica è fondata nella nostra fede cristiana, perché in tale fede è donata la visione del Logos, la creatrice Ragione di Dio, che nell’Incarnazione si è rivelata come Divinità essa stessa. Lungi dall’essere solo una comunicazione di dati fattuali – “informativa” – la verità amante del Vangelo è creativa e capace di cambiare la vita – è “performativa” (cfr Spe salvi, 2). Con fiducia gli educatori cristiani possono liberare i giovani dai limiti del positivismo e risvegliare la loro recettività nei confronti della verità, di Dio e della sua bontà. In questo modo voi aiuterete anche a formare la loro coscienza che, arricchita dalla fede, apre un sicuro cammino verso la pace interiore e il rispetto per gli altri. (qui)

17.5.08

SPERIMENTARE L’ARMONIA TRA FEDE, VITA E CULTURA


Quando nulla aldilà dell’individuo è riconosciuto come definitivo, il criterio ultimo di giudizio diventa l’io e la soddisfazione dei desideri immediati dell’individuo. L’obiettività e la prospettiva, che derivano soltanto dal riconoscimento dell’essenziale dimensione trascendente della persona umana, possono andare perdute. All’interno di un simile orizzonte relativistico gli scopi dell’educazione vengono inevitabilmente ridotti. Lentamente si afferma un abbassamento dei livelli. Osserviamo oggi una certa timidezza di fronte alla categoria del bene e un’inconsulta caccia di novità in passerella come realizzazione della libertà. Siamo testimoni della convinzione che ogni esperienza sia di uguale valore e della riluttanza ad ammettere imperfezioni ed errori. E particolarmente inquietante è la riduzione della preziosa e delicata area dell’educazione sessuale alla gestione del “rischio”, privo di ogni riferimento alla bellezza dell’amore coniugale. Questi pericolosi sviluppi pongono in evidenza la particolare urgenza di ciò che potremmo chiamare “carità intellettuale”. Questo aspetto della carità chiede all’educatore di riconoscere che la profonda responsabilità di condurre i giovani alla verità non è che un atto di amore. In verità, la dignità dell’educazione risiede nel promuovere la vera perfezione e la gioia di coloro che devono essere guidati. In pratica, la “carità intellettuale” sostiene l’essenziale unità della conoscenza contro la frammentazione che consegue quando la ragione è staccata dal perseguimento della verità. Ciò guida i giovani verso la profonda soddisfazione di esercitare la libertà in relazione alla verità, e ciò spinge a formulare la relazione tra la fede e i vari aspetti della vita familiare e civile. Una volta che la passione per la pienezza e l’unità della verità è stata risvegliata, i giovani sicuramente gusteranno la scoperta che la questione su ciò che essi possono conoscere li apre alla vasta avventura di ciò che essi dovrebbero fare. Qui essi sperimenteranno “in chi” e “in che cosa” è possibile sperare e saranno ispirati a recare il loro contributo alla società in un modo che genera speranza negli altri. (qui)

11.5.08

ORTODOXIA

Read this doc on Scribd: G K Chesterton-Ortodoxia

8.5.08

SE (Lettera al figlio)


Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male


Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

4.5.08

HERMANN HESSE - SIDDHARTA

Read this doc on Scribd: Hermann Hesse - Siddharta (ITA)

1.5.08

IL FEMMINISMO NON È SINONIMO DI EMANCIPAZIONISMO


Comunemente si pensa che il femminismo sia sinonimo di emancipazionismo, invece c’è molta differenza. L’emancipazionismo considera le donne come un gruppo sociale da tutelare, debole, in qualche modo inferiore, che ha bisogno appunto di emanciparsi per diventare simile all’uomo, che è considerato il vero modello della cittadinanza. È evidente che l’uomo ha un corpo che non genera, diviene padre solo attraverso il rapporto con una donna, che porta nel proprio grembo un figlio per nove mesi e che poi lo allatta: fra maternità e paternità c’è una fortissima differenza, biologica e anche relazionale. Di fatto, se il modello di cittadinanza è l’uomo, se tutte le donne devono aspirare a somigliare agli uomini, è evidente che le differenze sono messe in secondo piano, e del tutto svalorizzate. Il femminismo è nato proprio in antitesi a tale idea di emancipazione. Femminismo vuol dire certo dare pari opportunità, perché ognuno nella sua differenza arricchisce un modello umano che è un modello comune, ma prima di tutto significa dare valore alla differenza, e quindi dare valore e centralità alla maternità, che è il cuore di questa differenza. Ovviamente il femminismo è una grande galassia di correnti molto diverse e l’emancipazionismo appartiene in qualche forma a queste correnti, ma il femminismo in senso autentico è nato in opposizione a questa idea, in quanto è l’emancipazione che svalorizza la maternità, perchè tende a considerarla, seppur in maniera non dichiarata, un ostacolo alla propria realizzazione. Se la realizzazione è diventare il più possibile uguale agli uomini, è evidente che la maternità è un ostacolo; ma questo è un pensiero che non appartiene al femminismo in senso autentico. (qui)