25.10.08

LA SOCIETÀ POSTMODERNA, LIQUIDA, ANARCHICA, PERMISSIVA È AL TRAMONTO


Cos'è stato il 1968? L'ultimo grande revival marxista rivoluzionario in Europa. I movimenti giovanili sorti nel corso degli anni Sessanta nel 1968 sono diventati marxisti rivoluzionari. Ma il fenomeno più importante è stato il grande movimento sindacale del 1969 (chiamato autunno caldo) da cui è uscito il nuovo potentissimo sindacato unitario, la triplice, che ha dominato la vita economico- politica italiana fino a oggi.
E come sono mutate le cose da allora? Il movimento studentesco e il movimento sindacale di quegli anni erano il prodotto del grande sviluppo economico del dopoguerra, dell'enorme arricchimento dell'Occidente. I ragazzi e gli operai di allora immaginavano, come Herbert Marcuse, un futuro tanto ricco e tanto sicuro che si potevano, anzi si dovevano lasciar liberi gli istinti troppo compressi dall'etica del profitto e del lavoro. La società aveva bisogno di libertà sessuale, di emancipazione, di tempo libero, di gioco. Oggi invece la concorrenza dell'India, della Cina, l'aumento del prezzo del petrolio, del grano, la crisi finanziaria generano l'incubo della recessione economica e della disoccupazione. Un futuro pauroso in cui potremo sopravvivere solo se gli Stati più potenti del mondo daranno origine a un sistema di leggi che regolano il funzionamento del mercato, dei cambi, del commercio e impediscono la speculazione. Sono gli Stati i protagonisti di questo periodo.
E, all'interno del nostro Paese, dobbiamo aumentare l'efficienza e la produttività delle imprese, rendere più seria la scuola, più rigorosa l'educazione, più rapida e sicura la giustizia, più stabile l'occupazione. Tutte cose che non si possono ottenere solo con scioperi, dichiarazioni ideologiche, girotondi e occupazioni. La gente finirà per accorgersene. Il problema di oggi non è la liberazione dai tabù del passato, l'emancipazione femminile, la libertà sessuale, la ricerca dell'eccesso e dell'avventura, come negli anni Settanta, ma il bisogno di certezze e di sicurezza attraverso la costruzione di un ordine mondiale, di un apparato dello Stato rigoroso ed efficiente, di una economia solida, di un ethos pubblico e privato. La società postmoderna, liquida, anarchica, permissiva è al tramonto. (di F. Alberoni)

LE TRE GRANDI MINACCE AL CATTOLICESIMO


L’attenzione del nuovo presidente della Cei, Angelo Bagnasco, pare essersi spostata sul territorio. Sui suoi problemi, dentro al perimetro delle parrocchie, ma, soprattutto, fuori. In un confronto in cui conta di meno l’influenza della gerarchia sulla formazione delle leggi e di più quella sul costume, sulla cultura, sull’educazione della società italiana. Così, appena gli occhi dei vescovi si sono posati con maggior insistenza sulla concretezza della vita quotidiana degli italiani, sono apparse subito evidenti le tre grandi minacce al cattolicesimo della società d’oggi: il pericolo di uno scontro sociale sul problema dell’immigrazione, la difficoltà di contrastare uno stile di vita edonista e consumistico che tende a trascurare i valori di sacrificio e di impegno richiesti dalla professione della fede, gli effetti di una predicazione affidata a un clero con un’età media molto alta, con una preparazione culturale declinante e anch’essa invecchiata. Un clero, inoltre, abituato, da molto tempo, a una selezione alle maggiori responsabilità fondata più sul criterio della fedeltà e del conformismo e meno su quello della promozione di personalità forti, carismatiche, originali. (continua)

19.10.08

16 OTTOBRE 1978

18.10.08

OCCORRE TEMPO E CURA


Sono molte le persone che non trovano l’amore che cercano e che si sentono sole. In ogni essere umano, infatti, esistono due tendenze opposte, una che ci spinge alla ricerca di nuove esperienze, di nuovi rapporti e l’altra che invece ci fa desiderare di amare ed essere amati da una sola persona e di realizzare solo con lei una intimità totale.
Avendo a disposizione numerose alternative, molti spesso hanno tanti rapporti, tante esperienze, provano e cambiano in modo frettoloso. Alla più piccola frustrazione, alla più piccola delusione cercano subito qualcosa di meglio. Ma l’amore non si trova correndo in modo veloce da uno all’altro. Occorre tempo per capire se ciò che proviamo è amore o solo una attrazione. Occorre tempo per capire se l’altro ci ama. Occorre tempo per capire se il legame è forte.
E in questo periodo delicato un solo errore può distruggere tutto. L’amore infatti è come il diamante, durissimo e fragile. Vuole tutto, non puoi dirgli «resta dove sei, vado a fare un’altra esperienza e torno». E se lo perdi non puoi rimpiazzarlo, non c’è nessuno al mondo che lo possa sostituire. Lo puoi cercare anni e anni nei viaggi, nei club, nelle discoteche, sul web senza trovarlo. Poi talvolta invece, quando meno te lo aspetti, lo incontri. Ma, come la prima volta, corri sempre il pericolo di fare un errore e di perderlo. Devi riconoscerlo e averne cura.

5.10.08

L'UOMO ETERNO



Se mai esiste, cos’è che rende l’essere umano soltanto umano? Questa è la domanda che G.K. Chesterton si pone in questa esplorazione classica della storia umana. Rispondendo al materialismo evolutivo del suo contemporaneo (e antagonista) H.G. Wells, Chesterton in questo lavoro afferma l’unicità umana e il messaggio unico della fede cristiana. Scrivendo in un periodo in cui il darwinismo sociale era rampante, Chesterton replicò dicendo che l’idea secondo la quale la società ha subìto un progresso da uno stato di primitivismo e di barbarie verso la civiltà, è semplicemente e piattamente imprecisa.
«Il barbarismo e la civiltà non sono palcoscenici successivi nel progresso del mondo», afferma, con argomenti dedotti dalle storie dell’Egitto e della Babilonia.
«La più semplice verità sull’uomo, è che egli è un essere veramente strano: strano, quasi, nel senso che è straniero a questa terra. In breve, egli ha più l’aspetto esterno d’uno che venga con altre abitudini da un altro mondo che di uno cresciuto su questo. Ha vantaggi e svantaggi sproporzionati.Non può dormire nella sua pelle; non può affidarsi ai propri istinti. È, insieme, un creatore che muove mani e dita miracoloso, ed una specie di mutilato. È avvolto in bende artificiali che si chiamano vestiti; si appoggia a sostegni artificiali che si chiamano mobili.
Il suo spirito ha le stesse malcerte libertà e le stesse bizzarre limitazioni. Solo, fra tutti gli animali, è scosso dalla benefica follia del riso; quasi egli avesse afferrato qualche segreto di una più vera forma dell’universo e lo volesse celare all’universo stesso.
Solo, fra gli animali, sente il bisogno di staccare i suoi pensieri dalle profonde realtà del suo essere corporeo; di nasconderli talora come in presenza di più alte possibilità che gli creano il mistero del pudore. Sia che esaltiamo queste cose come naturali all’uomo, sia che le disprezziamo come artificiali e contro natura, esse rimangono nondimeno uniche. È quel che l’istinto popolare riconosce sotto il nome di religione, finché non lo disturbino i pedanti…»

Gilbert Keith Chesterton - L'uomo eterno - Rubbettino Editore, 2008

4.10.08

LA MISSIONE DELLA CHIESA


La Chiesa, nell’epoca attuale di profonde e spesso sofferte mutazioni, continua a proporre a tutti il messaggio di salvezza del Vangelo e si impegna a contribuire all’edificazione di una società fondata sulla verità e la libertà, sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla giustizia e sulla solidarietà sociale.
Dunque, come ho ricordato in altre circostanze, "la Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale. Suo solo scopo è servire l’uomo, ispirandosi, come norma suprema di condotta, alle parole e all’esempio di Gesù Cristo che «passò beneficando e risanando tutti» (At 10,38)" (
Discorso del 4 ottobre 2007).
Per portare a compimento questa sua missione, la Chiesa ovunque e sempre deve poter godere del diritto di libertà religiosa, considerato in tutta la sua ampiezza.
All’Assemblea delle Nazioni Unite, in quest’anno che commemora il 60° della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
ho voluto ribadire che "non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale" (Discorso del 18 aprile 2008).
Questo contributo all’edificazione della società la Chiesa lo offre in maniera pluriforme, essendo un corpo con molte membra, una realtà al tempo stesso spirituale e visibile, nella quale i membri hanno vocazioni, compiti e ruoli diversificati. Particolare responsabilità essa avverte nei confronti delle nuove generazioni: con urgenza, infatti, emerge oggi il problema dell’educazione, chiave indispensabile per consentire l’accesso ad un futuro ispirato ai perenni valori dell’umanesimo cristiano.
Dal discorso di Benedetto XVI durante la visita ufficiale al Presidente della Repubblica italiana