Chissà che un giorno anche i giallisti non abbiano anch'essi un santo protettore in Cielo. Già, perché c'è chi si augura che uno dei più grandi scrittori di romanzi investigativi possa essere elevato agli onori degli altari. E non per meriti letterari, naturalmente, ma per la sua testimonianza di fede e vita cristiana: infatti, per alcuni suoi ammiratori Gilbert Keith Chesterton - di cui quest'anno ricorrono i 60 anni dalla morte - è fortemente indiziato di santità. Tanto che
Dale Ahlquist, presidente dell'American Society a lui dedicata, con sede a Minneapolis, si è già attivato presso il vescovo di Northampton, in Gran Bretagna, per avviare un'indagine preliminare per accertare la pratica delle virtù cristiane del creatore di padre Brown. Della santità di G.K.C. - come il prolifico scrittore e polemista si firmava sui quotidiani del tempo - non ha dubbi Joseph Pearce, uno dei maggiori conoscitori di Chesterton: «Credo che lui sia davvero in Paradiso e sarei oltremodo contento che una causa di beatificazione per lui avesse buon esito». Pearce è autore di una sontuosa monografia sull'autore di Un uomo chiamato Giovedì, intitolata Wisdom and Innocence, edita nel 1996, considerata da Aidan Mackey, dell'autorevole Chesterton Study Centre, «la più bella biografia» dedicata all'autore londinese da quando, nel 1944, venne pubblicato il lavoro di Maisie Ward. E di G.K.C. Pearce esalta non solo il profondo cattolicesimo di cui sono intrise le sue prove narrative o apologetiche, bensì un particolare tratto esistenziale: «Nella sua vita ha incarnato il comandamento del Signore di amare non solo i nostri vicini, ma anche i nostri nemici. Chesterton spese tutta la sua vita discutendo con i suoi "avversari" culturali, come H. G. Wells e George Bernard Shaw, ma senza diventare nemico di nessuno: con loro si confrontò sempre, ma non litigò mai. Anzi, proprio questi due intellettuali lo considerarono sempre un amico particolarmente apprezzato».
In pratica, annota Pearce, nelle quotidiane battaglie tutte culturali che ingaggiò con Shaw, Wells e compagni, il baffuto scrittore esercitò ante litteram quella prassi che sarebbe stata così esplicitata da papa Giovanni XIII: «Condannare il peccato ma amare il peccatore». «Chesterton lo fece da vero santo», argomenta Pearce, «odiando l'eresia ma amando l'eretico. Per me egli è un esempio di santità, che cerco di imitare nella mia vita di ogni giorno». Ma anche da un punto di vista culturale l'opera e il pensiero del giallista che influenzò J.R.R. Tolkien, Evelin Waugh e C.S. Lewis, sostiene Pearce, sono da riprendere in mano: «I romanzi di Chesterton mantengono ancor oggi tutta la loro attualità rispetto alla cultura odierna. In racconti come
L'uomo che si chiamava Giovedì e
La sfera e la croce rivaluta l'importanza della filosofia e della teologia e, al tempo stesso, espone le conseguenze distruttive del relativismo, in tutte le forme in cui esso si presenti. In
Il Napoleone di Notting Hill affronta il tema del Grande Governo e loda, per contro, il patriottismo e l'amministrazione locale. Non è un'esagerazione vedere questo libro come la parabola dei pericoli del laicismo dittatoriale di istituzioni quali l'Unione europea». Vi è una nota profetica che riguarda anche il sorgente fondamentalismo islamico: «Nel romanzo
L'osteria volante c'è un'allusione al pericolo dell'influenza musulmana sulla cultura occidentale, mentre nella sua ballata
Lepanto vi è un avvertimento sui pericoli dell'islamismo militante».
Del resto, secondo Pearce, la produzione di Chesterton sta godendo in questi ultimi anni una riscoperta notevole: «L'American Society a lui intitolata è quanto mai dinamica e l'annuale conferenza che essa organizza rappresenta uno dei più grandi ed appassionanti eventi letterari dedicati ad un singolo autore che ci siano al mondo. Si può dire che oggi G.K.C. sia letto più di ogni altro periodo da 70 anni in qua».
In particolare, annota lo studioso inglese, è soprattutto la produzione religiosa di Chesterton ad essere indagata più in profondità:
Ortodossia e
L'uomo eterno, così come le sue stupende
biografie di San Tommaso d'Aquino e San Francesco, vengono studiate con sempre maggior frequenza.
(avvenire)